Uno studio prospettico ha valutato il ruolo della chemioterapia neoadiuvante nel trattamento del carcinoma mammario metaplastico triplo negativo, ricercando possibili associazioni tra profilo genomico/trascrittomico del tumore e beneficio terapeutico.
Yam C, et al. Molecular characterization and prospective evaluation of pathological response and outcomes with neoadjuvant therapy in metaplastic triple-negative breast cancer. Clin Cancer Res 2022. Epub ahead of print.
Il carcinoma mammario metaplastico (CMM) è un sottotipo raro di carcinoma mammario, comunemente triplo negativo, e usualmente poco responsivo alla chemioterapia neoadiuvante in studi retrospettivi. Uno studio prospettico si è prefisso di valutare l’outcome clinico e la risposta risposta patologica completa (pCR) verificando la relazione di tali esiti con i profili genomici e trascrittomici dei tumori.
Popolazione dello studio: 211 pazienti con carcinoma mammario triplo negativo (TNBC), di cui 39 con CMM, trattate con chemioterapia neoadiuvante a base di doxorubicina-ciclofosfamide.
Sebbene non sia stata raggiunta la soglia di significatività statistica, le pazienti con CMM hanno mostrato una minore probabilità di pCR (23% vs 40%; P = 0.07), una peggiore event-free survival (29.4 vs 32.2 mesi, P = 0,15), una peggiore metastasis-free survival (30.3 vs 32.4 mesi, P = 0.22) e una peggiore overall survival (32.6 vs 34.3 mesi, P = 0.21).
Questa eterogeneità si rispecchia nella profilazione molecolare.
Le mutazioni in PI3KCA (23% vs 9%, P = 0.07) e nel pathway corrispettivo (41% contro 18%, P = 0.02) sono state frequentemente osservate e arricchite nei casi di CMM.
I profili di espressione genica di ciascun sottotipo istologicamente definito erano distinguibili, essendo caratterizzati da firme geniche distinte. Tra i TNBC non metaplastici, il 10% possedeva una firma di espressione genica simile alla metaplastica e aveva tassi di pCR e risultati di sopravvivenza simili ai casi di CMM.
Lo studio, attraverso un disegno prospettico, ha fornito spunti interessanti per la caratterizzazione dei carcinomi metaplastici della mammella, confermando il minore beneficio dalla chemioterapia neoadiuvante già osservato in studi retrospettivi.
Si tratta del più grande studio prospettico che abbia valutato il ruolo della chemioterapia adiuvante nei carcinomi triple-negative metaplastici. Tuttavia, trattandosi di una patologia rara la numerosità rimane piccola e gli intervalli di confidenza per la pCR e per gli altri esiti sono ampi. Pertanto, i risultati vanno letti con cautela.
Il tasso di risposta patologica completa del 23% osservato in questo studio suggerisce che alle pazienti con carcinoma metaplastico dovrebbe essere proposta una chemioterapia neoadiuvante. Tuttavia, la performance terapeutica ha ampi margini di miglioramento che potrebbero trovare risposta nell’identificazione di nuovi target, quali l’istone deacetilasi (HDAC) e del pathway RTK/MAPK.