Lo studio GIM2 era stato practice-changing nel dimostrare che l’aggiunta del fluorouracile alla terapia con EC --> paclitaxel in pazienti con carcinoma mammario N+ non migliora l’outcome. Inoltre, lo stesso studio aveva dimostrato un significativo vantaggio in DFS e in OS con l’impiego della chemioterapia dose-dense rispetto alla schedula standard. Oggi che lo studio compie 20 anni, è interessante analizzare come i risultati a lungo termine si inseriscono nell’attuale contesto terapeutico.
Del Mastro L, et al. Fluorouracil and dose-dense adjuvant chemotherapy in patients with early-stage breast cancer (GIM2): end-of-study results from a randomised, phase 3 trial. Lancet Oncol 2022 (Epub ahead of print)
Disegno dello studio: 2 × 2 fattoriale, open-label, randomizzato di fase 3
Popolazione: pazienti di età compresa tra i 18 e i 70 anni con carcinoma mammario operabile, N+, con PS 0–1, seguiti presso 81 Centri italiani.
Randomizzazione (1:1:1:1):
Endpoint primario: disease-free survival (DFS) nella popolazione ITT
In totale, tra il 2003 e il 2006, sono state arruolate 2091 pazienti e, ad un follow-up mediano di 15.1 anni, sono emersi i seguenti risultati:
In accordo ad un’analisi post-hoc, i benefici della dose-dense sono stati confermati in tutti i sottogruppi tumorali
Principali eventi avversi di grado 3–4:
Eventi avversi seri correlate al trattamento sono stati riportati in 9 (2%) pazienti nel gruppo q21EC-P, in 7 (1%) nel gruppo q21FEC-P, in 9 (2%) nel gruppo q14EC-P, e in 9 (2%) nel gruppo q14FEC-P. Non si sono verificate morti correlate al trattamento.
In pazienti con carcinoma mammario ad alto rischio con stato linfonodale positivo, i risultati dello studio GIM2 aggiornati ad un follow-up mediano di 15 anni, confermano l’inutilità di aggiungere il fluorouracile alla terapia sequenziale con EC e paclitaxel e supportano l’impiego di una schedula dose-dense.
L’impiego della chemioterapia dose-dense si conferma vantaggioso in termini di DFS e di OS.
Nella patologia triple negative, lo studio GIM2 ha evidenziato un beneficio assoluto in DFS pari al 12% con la chemioterapia dose-dense. Questo risultato merita di essere contestualizzato alla luce del nuovo standard terapeutico di terapia neoadiuvante sancito dallo studio KEYNOTE-522 per il trattamento degli stadi II-III. Lo schema, nella porzione di trattamento con antracicline/ciclofosfamide e pembrolizumab, prevedeva intervalli di 3 settimane ma si ritiene che possa essere ragionevole modificarlo con intervalli q14.
Per la malattia luminale ad alto rischio, i risultati del GIM2 suggeriscono un beneficio dall’approccio dose-dense. Nell’interpretazione dei dati occorre evidenziare come la casistica sia rappresentata da una quota rilevante di tumori G3 (979 [47%] su 2091) o pN2 (842 [40%] su 2091).
Nella scelta del regime dose-dense, pertanto, non dovrebbe guidare il sottotipo ma piuttosto una analisi composita dei fattori di rischio come suggerito da una recente sotto-analisi dello studio (Puglisi F, et al. NPJ Breast Cancer 2021;7:82)
I 15 anni di follow-up offrono un’opportunità unica per analizzare gli effetti a lungo termine della chemioterapia dose-dense, e i dati sono rassicuranti.
Un secondo tumore è stato osservato in 78 (4%) pazienti, per lo più tumori polmonari e del colon, con solo 4 casi di leucemia. Non è stata osservata alcuna differenza significativa in termini di secondi tumori tra chemioterapia standard e dose-dense.