Patologia mammaria
Martedì, 23 Marzo 2021
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È opportuno modificare la terapia sistemica se le metastasi cerebrali sono l’unica sede di recidiva?

A cura di Fabio Puglisi

Quesito dibattuto, oggetto di frequenti discussioni cliniche. Uno studio retrospettivo prova a fornire qualche spunto su cui basare le decisioni terapeutiche. L’impresa, però, è ardua e probabilmente impossibile sulla base dei dati analizzati.

Alhalabi O, et al Outcomes of changing systemic therapy in patients with relapsed breast cancer and 1 to 3 brain metastases. npj Breast Cancer (2021) 7:28;

In presenza di una recidiva cerebrale come unica localizzazione a distanza in pazienti con carcinoma mammario, le linee guida raccomandano il trattamento locale delle metastasi senza modificare la terapia sistemica.

Uno studio retrospettivo ha esaminato l'impatto prognostico del cambio del trattamento medico (quando applicato a discrezione del medico) in seguito al riscontro di coinvolgimento encefalico oligometastatico (1-3 lesioni) in pazienti senza metastasi extracraniche. 

In particolare, sono stati analizzati la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS) e sono stati calcotati gli hazard ratio (HR) per le misure di outcome. 

Su un totale di 2645 pazienti con carcinoma mammario e metastasi encefaliche trattate tra il 2002 e il 2015, 74 sono state incluse per l'analisi. Il 40.5% delle pazienti presentava una malattia HER2-positiva e il 28% un profilo triple negative. Il tempo mediano dalla diagnosi di carcinoma mammario al riscontro di metastasi encefaliche è stato di 17.6 mesi. Rispettivamente il 54%, l'8% e il 38% delle metastasi cerebrali sono state gestite mediante radioterapia, chirurgia, o con la combinazione di chirurgia e radioterapia. In particolare, delle 40 pazienti trattate con radioterapia esclusiva, 18 hanno ricevuto un trattamento stereotassico, 11 un trattamento panencefalico, e 11 entrambi i trattamenti. 

Dopo la gestione locale delle lesioni encefaliche, un trattamento sistemico è stato effettuato in 26 (35.5%) pazienti, con l’avvio di un nuovo trattamento nel 13.5% e con uno switch della terapia adiuvante in corso nel 22%. 

La PFS mediana è risultata di 6.6 mesi tra le pazienti che avevano ricevuto la terapia sistemica rispetto ai 7.1 mesi di coloro che non l'avevano ricevuta (HR = 0.88 [0.52-1.47], p = 0.62). 

L'OS mediana è stata pari a 20.1 mesi tra le pazienti che avevano ricevuto la terapia sistemica rispetto ai 15.1 mesi di coloro che non l'avevano ricevuta (HR = 0.68 [0.40–1.16], p = 0.16). 

In pazienti con carcinoma mammario oligometastatico all’encefalo (1-3 lesioni), in assenza di malattia extracranica, non è stata evidenziata alcuna differenza significativa in sopravvivenza tra chi aveva effettuato un cambiamento nella terapia sistemica rispetto a chi che non l'aveva fatto.

I risultati vanno contestualizzati tenendo conto dei seguenti limiti dello studio che non consentono conclusioni definitive ma unicamente generatrici di ipotesi:

  • Disegno retrospettivo;
  • Coorte monocentrica;
  • Sample size esiguo;
  • Gruppi non bilanciati per caratteristiche prognostiche;
  • Eterogeneità nei trattamenti sistemici;
  • Mancato impiego di nuovi farmaci con provata efficacia su lesioni encefaliche (es. T-DM1, neratinib, tucatinib)