Le pazienti con carcinoma mammario e in trattamento con farmaci che determinano una deprivazione ormonale usualmente accusano sintomi più severi correlati alla sindrome genitourinaria rispetto alle donne che non hanno una storia di carcinoma mammario. Al fine di alleviare tali disturbi, recentemente sono stati proposti nuovi approcci terapeutici, fra cui la laserterapia vaginale. Tuttavia, non disponendo di sufficienti dati sulla sicurezza e, soprattutto sulla efficacia, uno studio è stato condotto per valutare gli effetti del trattamento laser vaginale a CO2 (carbon diossido) in pazienti in trattamento con inibitori dell’aromatasi.
Mension E, et al. Effect of Fractional Carbon Dioxide vs Sham Laser on Sexual Function in Survivors of Breast Cancer Receiving Aromatase Inhibitors for Genitourinary Syndrome of Menopause: The LIGHT Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open 2023;6(2):e2255697.
Disegno: studio prospettico randomizzato, in doppio cieco, a due gruppi paralleli.
Obiettivi e popolazione dello studio: valutazione di sicurezza ed efficacia della laserterapia vaginale a CO2 verso la finta (sham) laserterapia dopo 6 mesi di follow-up in pazienti con carcinoma mammario in trattamento con inibitori dell’aromatasi e con sintomi da sindrome genito-urinaria.
Interventi: Tutte le pazienti di entrambi i gruppi sono state istruite a utilizzare un trattamento topico a base di creme non ormonali e un vibratore per la stimolazione vaginale. In particolare, veniva data indicazione a utilizzare una crema idratante a base di acido ialuronico (Cerviron) ogni 3 giorni, una crema da applicare giornalmente ed esternamente alla vagina (Lubripiu), e un vibratore vaginale (Meditinum) da usare 2 volte alla settimana per 5-10 minuti a sessione con l’ausilio di un lubrificante intimo (Mucus).
Inoltre, a seconda del gruppo in cui sono state allocate, le pazienti hanno effettuato 5 sessioni mensili di laserterapia a CO2 (CLT) o di finta (sham) laserterpia (SLT).
Laserterapia: La CTL è stata effettuata con il sistena microablativo a CO2, MonaLisa Touch (DEKA Laser) al settaggio standard. La SLT è stata effettuata settando l’energia al minimo per evitare qualsiasi effetto tissutale.
Misura di outcome primaria: la funzione sessuale, valutata mediante il Female Sexual Function Index (FSFI) score.
Altre misure (soggettive) di efficacia: scala visiva analogica (VAS) della dispareunia, Vaginal Health Index, qualità di vita (valutata mediante Short-Form 12), e immagine corporea (valutata mediante la scala spagnola per l’immagine corporea).
Altre misure (oggettive) di efficacia: pH vaginale, indice di maturazione vaginale, elasticità dell’epitelio vaginale (misurato in Pascals) e lo spessore dell’epitelio vaginale (misurato in millimetri).
Ogni valutazione è stata effettuata prima e dopo l’intervento.
Inoltre, sono stati raccolti i dati riguardo a tolleranza (misurata su scala Likert), effetti collaterali e livelli di estradiolo.
Su un totale di 211 pazienti valutate, 84 sono state giudicate elegibili e 72 (età media 52.6 anni) sono state randomizzate al trattamento laser vaginale (35 partecipanti) o alla laserterapia simulata (37 partecipanti).
Non vi erano differenze significative tra i due gruppi al basale.
A 6 mesi, in entrambi i gruppi è stato osservato un miglioramento nello score della funzione sessuale FSFI (score medio [SD] basale vs score medio a 6 mesi: CLT, 14.8 [8.8] punti vs 20.0 [9.5] punti; SLT, 15.6 [7.0] punti vs 23.5 [6.5] punti), ma non è stata osservata alcuna differenza significativa tra CLT e SLT in termini di miglioramento della funzione sessuale valutata con FSFI (differenza media [SD], 5.2 [1.5] punti vs 7.9 [1.2] punti; P = .15) anche dopo aver corretto con l’esclusione delle donne non sessualmente attive (differenza media [SD], 2.9 [1.4] punti vs 5.5 [1.1] punti; P = .15). Non sono emerse differenze significative tra i due gruppi nemmeno per le altre variabili, tra cui la dispareunia (differenza media [SD], −4.3 [3.4] vs −4.5 [2.3]; P = .73), il Vaginal Health Index (differenza media [SD], 3.3 [4.1] vs 5.0 [4.5]; P = .17), l’immagine corporea (differenza media [SD], −3.7 [4.5] vs −2.7 [4.8]; P = .35), e la qualità di vita (differenza media [SD], −0.3 [3.6] vs −0.7 [3.2]; P = .39). Parimenti, non sono state osservate differenze significative nei parametri oggettivi tra cui il pH vaginale (differenza media [SD], −0.6 [0.9] vs −0.8 [1.2]; P = .29), il vaginal maturation index (differenza media [SD], 10.2 [17.4] vs 14.4 [17.1]; P = .15), lo spessore dell’epitelio vaginale (differenza media [SD], 0.021 [0.014] mm vs 0.013 [0.012] mm; P = .30), l’elasticità epiteliale vaginale (differenza media [SD], −1373 [3197] Pascals vs −2103 [3771] Pascals; P = .64).
I due di laserterapia (a CO2 vs simulata) sono stati ben tollerati, ma la tolleranza è stata significativamente inferiore nel gruppo CLT rispetto al gruppo SLT (media [SD] dello score scala Likert, 3.3 [1.3] vs 4.1 [1.0]; P = .007).
Non sono emerse differenze in termini di complicanze o di livelli sierici di estradiolo.
Uno studio clinico randomizzato ha dimostrato che la laserterapia vaginale a CO2 è sicura come evidenziato dal follow-up a 6 mesi dal trattamento.
Infatti, il trattamento laser vaginale laser è gravato da modesti effetti collaterali, come lo spotting o il prurito vaginale, presenti in circa il 45% delle pazienti durante le 5 sessioni di terapia. Complicanze moderate, come le infezioni del tratto urinario, sono state osservate in circa il 10% delle pazienti, mentre nessuna tra le partecipanti ha riportato effetti collaterali gravi.
Tuttavia, il trattamento laser a CO2 non si è rivelato superiore rispetto alla laserterapia simulata (sham) nel migliorare i sintomi da sindrome genito-urinaria in pazienti con carcinoma mammario trattate con inibitori dell’aromatasi.
Proprio questa caratteristica della popolazione in studio, cioè l’esser in trattamento con inibitori dell’aromatasi che, producendo livelli ultrabassi di estradiolo sierico, possono indurre una atrofia vaginale rapida e più grave. Ne consegue che la risposta al trattamento topico e/o alla laserterapia potrebbe essere diversa rispetto a quanto osservato in altre pazienti.