Patologia mammaria
Martedì, 18 Agosto 2020

Lo screening mammografico iniziato a 40 anni riduce del 25% la mortalità per carcinoma mammario ma…

A cura di Fabio Puglisi

…è ancora presto per conclusioni definitive, e il beneficio è evidente nei primi 10 anni poi si attenua.

Duffy SW, et al. Effect of mammographic screening from age 40 years on breast cancer mortality (UK Age trial): final results of a randomised, controlled trial. Lancet Oncol 2020, online first

Due studi inglesi sullo screening mammografico prima dei 50 anni sono il trial AgeX che estende l’età di screening alla fascia 47–73 anni, e il trial UK Age che propone una mammografia annuale a partire dai 40 anni. Per i primi risultati dello studio AgeX occorre attendere il 2026. Lo studio UK Age era stato già pubblicato nel 2015, ad un follow-up di 17 anni. Di seguito viene commentato il lavoro che riporta l’aggiornamento dello studio UK Age dopo 23 anni di follow-up.

Disegno dello studio: randomizzato, controllato, condotto in 23 centri di screening mammografico in Gran Bretagna.

Randomizzazione (1:2): donne di età compresa tra 39 e 41 anni assegnate a

  • Screening mammografico a partire dall’arruolamento in studio fino all’anno del raggiungimento dell’età di 48 anni (gruppo sperimentale)
  • Nessuno screening fino all’invito per la prima mammografia nell’ambito del National Health Service Breast Screening Programme (NHSBSP) intorno ai 50 anni (gruppo di controllo).

Le donne assegnate al gruppo di intervento sono state reclutate con invito tramite posta. Le donne del gruppo di controllo, viceversa, erano ignare dell’esistenza dello studio.

Endpoint primario: mortalità per carcinoma mammario diagnosticato durante il periodo di studio, prima della partecipazione al programma nazionale di screening (NHSBSP).

Al fine di studiare il timing dell’effetto sulla mortalità, i risultati sono stati analizzati in diversi periodi di follow-up. L’analisi è stata effettuata sulla popolazione intention-to-treat.

 

In totale, 160921 donne sono state reclutate tra ottobre 1990 e settembre 1997. Di queste, dopo randomizzazione, 53883 (33.5%) sono state assegnate al gruppo intervento (screening dai 39-41 anni) e 106953 (66.5%) al gruppo controllo. Le donne sono state seguite dalla randomizzazione fino al 28 febbraio 2017, per un follow-up mediano di 22.8 anni (IQR 21.8–24.0). 

A 10 anni di follow-up, è stata osservata na riduzione significativa della mortalità per carcinoma mammario, con 83 eventi nel gruppo intervento verso i 219 nel gruppo controllo (relative rate [RR] 0.75 [95% CI 0.58–0.97]; p=0.029). 

Nessun effetto sulla mortalità è stato osservato negli anni successivi, con 126 verso 255 morti per carcinoma mammario superati i 10 anni di follow-up (RR 0.98 [0.79–1.22]; p=0.86).

I risultati riguardo all’incidenza di carcinoma mammario suggeriscono una modesta overdiagnosi. 

Ad una prima lettura dei risultati dello studio UK Age, e sono anche le conclusioni degli Autori, cominciare lo screening mammografico intorno ai 40 anni di età, si associa a una riduzione significativa del rischio di morte per carcinoma mammario.

Questo effetto, tuttavia, si attenua dopo 10 anni, sebbene la riduzione assoluta rimanga costante. Lo studio suggerisce un potenziale vantaggio dall’abbassamento dell’età alla prima mammografia di screening ma non ha la forza, e il disegno, per essere conclusivo nel supportare tale indicazione.

Pertanto, il dibattito sull’età alla quale iniziare lo screening mammografico (40 o 50 anni) non può concludersi attraverso i risultati dello studio UK Age, dal momento che non era previsto un gruppo di controllo a cui non veniva offerta del tutto la partecipazione allo screening.

Sebbene vi sia la possibilità che nel gruppo sperimentale (screening iniziato all’età di 39–41 anni) alcune donne si siano avvantaggiate rispetto al gruppo di controllo, complessivamente, alla fine del follow-up, non si è assistito a una riduzione significativa della mortalità. 

Nello specifico, i risultati del trial UK Age sono stati riportati ad un follow-up di 23 anni e nessuna differenza in mortalità da carcinoma mammario è stata trovata tra il gruppo che aveva cominciato lo screening all’età di 39–41 anni prima di entrare nel programma nazionale del National Health Service (NHS) previsto a partire dai 50–52 anni, e il gruppo che non aveva anticipato l’avvio dello screening (126 vs 255 morti dopo più di 10 anni di follow-up; tasso relativo 0.98% [95% IC 0.79–1.22]; p=0.86). Incertezza, quindi, per i sostenitori dello screening, e punto a favore degli scettici riguardo all’efficacia dello screening. 

Da evidenziare anche i limiti dello studio, principalmente legati al periodo in cui è stato condotto (arruolamento negli anni novanta): la mammografia era ancora valutata con approccio “single-view”. Il tasso di mancata adesione è stato del 31%. Non si può escludere, inoltre, che gli avanzamenti terapeutici degli ultimi anni possano ridimensionare il reale valore aggiunto dello screening. 

La questione rimane quindi ancora aperta nell’attesa che i nuovi studi sullo screening aggiungano quella nota di innovazione capace di coniugare le novità promettenti in termini diagnostici (imaging, biopsia liquida, ecc.) e terapeutici.