Molte donne temono di sottoporsi alla mammografia e alcune potrebbero non partecipare ai programmi di screening per la prevenzione del carcinoma mammario a causa del fastidio o del dolore indotto dalla compressione della mammella.
La compressione è, peraltro, un requisito necessario per ottenere una buona qualità dell’immagine e per ridurre gli artefatti da movimento nonché l'esposizione alle radiazioni.
Uno studio ha cercato di valutare se le donne possono avere parte attiva nell’effettuare la compressione, limitando il disagio da loro percepito senza compromettere la qualità dell’esame.
Henrot P, et al. Self-compression Technique vs Standard Compression in Mammography: A Randomized Clinical Trial. JAMA Intern Med 2019 [Epub ahead of print]
Nonostante la riconosciuta utilità, molte donne temono di sottoporsi alla mammografia perché questo ritengono l’esame fastidioso o doloroso. Questa apprensione è stata osservata anche nell’ambito dei programmi di screening, dove il disagio sperimentato dalle donne è segnalato come una causa comune di ridotta partecipazione. In una revisione della letteratura, il dolore veniva segnalato dalle donne come causa della non-reattività allo screening nel 25%-46% dei casi.
Il dolore risulta da una delle procedure richieste per ottimizzare l'imaging e rendere riproducibile la mammografia: la compressione della mammella, effettuata al fine di ridurre lo spessore mammario al suo minimo valore ottenibile.
Vantaggi derivanti dalla compressione mammaria:
Sebbene la compressione sia ritenuta un fattore chiave nella qualità dell'immagine, non esistono ancora linee guida o standard che descrivono la tecnica ottimale di compressione. Uno studio francese ha quindi valutato se la compressione mammaria necessaria per effettuare la mammografia può essere fatta dalle stesse donne che si sottopongono all’esame.
Disegno dello studio: randomizzato (1:1), prospettico, a gruppi paralleli, di non inferiorità, multicentrico, condotto tra il 2013 e il 2015.
Popolazione: donne di età compresa tra 50 e 75 anni, senza una storia di recente procedura o trattamento chirurgico alla mammella e in grado di eseguire l'auto-compressione.
Lo studio ha coinvolto 6 Centri francesi( 4 ospedali che effettuano screening, follow-up e trattamento e 2 cliniche per l'imaging mammario).
Criteri di esclusione: storia di chirurgia mammaria per lesioni benigne o trattamento chirurgico e/o radioterapico per carcinoma mammario negli ultimi 3 anni, biopsia mammaria (con ago calibro 14) nell'anno precedente, protesi mammarie, precedente mastectomia.
Intervento: mammografia con auto-compressione vs. mammografia con compressione standard
Analisi statistica: intention-to-treat, con margine di non inferiorità predefinito (differenza di 3 mm nello spessore minimo ottenuto), con un intervallo di confidenza del 95% a 1 coda.
Tra le 549 donne randomizzate, 548 (97,3%) hanno completato il trial. Di queste, 275 (età media 61,35 anni) sono state assegnate al braccio di auto-compressione e 273 (età media: 60,84 anni) al braccio di compressione standard.
Endpoint primario: La differenza nello spessore medio tra i 2 bracci è risultata inferiore al margine di non inferiorità, con un limite superiore del CI al 95% < 3 mm (-0,17, IC 95%, -0,89 mm, P <.05).
Endpoint secondari:
La mammografia con auto-compressione è risultata non inferiore all'approccio con compressione standard nel raggiungimento dello spessore minimo predefinito.
In particolare, la forza di compressione è risultata maggiore nel gruppo con auto-compressione rispetto al gruppo con compressione standard senza aumentare il dolore percepito dalla donna o compromettere la qualità dell'immagine.
La tecnica con auto-compressione può essere efficace nelle situazioni in cui le donne desiderino assumere un ruolo attivo nell'esecuzione del proprio esame mammografico.
Lo studio apre le porte alla mammografia fai da te (ndr, limitatamente alla compressione mammaria) con l’auspicio di una maggiore partecipazione delle donne ai programmi di screening e di prevenzione.