Cosa aggiunge la radioterapia dei linfonodi in donne con carcinoma mammario sottoposte a chirurgia conservativa, radioterapia su parenchima mammario residuo e terapia adiuvante?
Whelan TJ, et al. Regional nodal irradiation in early-stage breast cancer. N Engl J Med 2015; 373:307-16.
Il ruolo della radioterapia sulle stazioni linfonodali è definito per alcune categorie di pazienti con diagnosi di carcinoma mammario e sottoposte ad intervento di mastectomia. Lo studio MA.20 ha indagato il valore della radioterapia sui linfonodi in donne sottoposte ad intervento di chirurgia mammaria conservativa.
In totale, tra marzo 2000 e febbraio 2007, lo studio ha arruolato 1832 donne che, a seguito della randomizzazione, sono state assegnate a uno dei seguenti bracci di trattamento:
La radioterapia dei linfonodi includeva le stazioni mammaria interna, sopraclaveare e ascellare. Tutte le pazienti ricevano terapia adiuvante a giudizio clinico.
Endpoint primario: overall survival.
Il braccio sperimentale e il braccio di controllo erano ben bilanciati per età (mediana, 54 e 53 anni), biopsia del linfonodo sentinella (39% in entrambi i bracci), linfonodi ascellari rimossi (≥ 10 nel 68% e nel 67%), numero di linfonodi positivi (1 nel 50% e nel 49%, 2 nel 23% e nel 25%), dimensioni tumorali (≤ 2 cm nel 50% e nel 55%), recettori estrogenici positivi (75% in entrambi i bracci), chemioterapia adiuvante (antraciciline senza taxani nel 61% e nel 59%, antracicline con taxani nel 25% e nel 27%), terapia endocrina adiuvante (inibitori dell'aromatasi nel 57% e nel 58%, tamoxifen nel 19% e nel 18%), boost di radioterapia (32% e 35%).
Efficacia
Effetti collaterali più frequenti nel braccio con irradiazione linfonodale:
Non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di secondi tumori (11.0% vs 10.0%).
In donne con carcinoma mammario N+ o N0 ad alto rischio sottoposte a chirurgia conservativa, l'irradiazione dei linfonodi regionali in aggiunta alla radioterapia su parenchima residuo determina una riduzione del tasso di recidiva ma non migliora la sopravvivenza.
Nell'interpretare i risultati dello studio, va notato che solo il 25% delle pazienti erano state trattate con taxani. Inoltre, la mediana del numero di linfonodi rimossi era pari a 12 a indicare una chirurgia ascellare limitata, fattore che può aver enfatizzato il beneficio dalla radioterapia linfonodale.
I nodi da sciogliere riguardano i fattori che identificano chi può trarre il maggior beneficio dall'irradiazione linfonodale. Verosimilmente, non traggono vantaggio le pazienti con stato linfonodale negativo (recidiva <1% se linfonodo sentinella negativo). Viceversa, il guadagno maggiore si ha in presenza di un carico di malattia elevato (metastasi a ≥ 4 linfonodi, estensione extracapsulare). Il dilemma, parimenti a quanto discusso per la radioterapia post-mastectomia, si concentra sui casi con metastasi da 1 a 3 linfonodi, specie se associati a dimensioni tumorali contenute (<5 cm). Per estrapolazione da quanto osservato dopo mastectomia, l'irradiazione linfonodale nei casi con metastasi a 1-3 linfonodi potrebbe essere riservata alle situazioni giudicate a maggior rischio: