Patologia mammaria
Martedì, 21 Febbraio 2023

O come OlympiAD e come Olaparib. Si può dire anche O come OS?

A cura di Fabio Puglisi

Nello studio di fase III OlympiAD, il PARP-inibitore olaparib ha prolungato significativamente la progression-free survival rispetto alla chemioterapia a scelta del medico in pazienti con mutazione germinale di BRCA e carcinoma mammario HER2-negativo metastatico.  Nell’analisi pre-specificata (con maturità al 64%), l’overall survival (OS) mediana era di 19.3 mesi nel braccio con olaparib e di 17.1 nel braccio chemioterapia (P = 0.513). Una analisi post-hoc, 25.7 mesi più lunga della precedente, viene adesso riportata. 

Mark E, et al. OlympiAD extended follow-up for overall survival and safety: olaparib versus chemotherapy treatment of physician’s choice in patients with a germline BRCA mutation and HER2-negative metastatic breast cancer. Eur J Cancer 2023; https://doi.org/10.1016/j.ejca.2023.01.031.

Popolazione in studio: pazienti con carcinoma mammario HER2-negativo in stadio avanzato e con mutazione germinale di BRCA, trattate con ≤2 linee di chemioterapia per la malattia metastatica.


Randomizzazione: 2:1 a olaparib (300 mg 2 volte die) o chemioterapia a scelta del medico.  

 

 

Nella popolazione globale (302 pazienti; 76.8% di maturità), l’OS mediana è risultata pari a 19.3 mesi per olaparib e a 17.1 mesi per la chemioterapia (hazard ratio [HR] 0.89, 95% confidence interval [CI] 0.67–1.18); con un follow-up mediano rispettivamente di 18.9 e 15.5 mesi. La sopravvivenza a 3 anni è risultata del 27.9% con olaparib versus il 21.2% con la chemioterapia. 
Nel gruppo che ha ricevuto olaparib, l’8.8% delle pazienti è rimasto in trattamento per ≥3 anni versus nessuno nelle stesse condizioni fra le pazienti trattate con chemioterapia. In prima linea, l’OS mediana è risultata più lunga con olaparib rispetto alla chemioterapia (22.6 vs 14.7 mesi; HR 0.55, 95% CI 0.33–0.95) e la sopravvivenza a 3 anni pari al 40.8% con olaparib versus il 12.8% con la chemioterapia. Non sono stati osservati eventi avversi gravi (SAEs) con Olaparib.

  • Nello studio OlympiAD, la sopravvivenza mediana è risultata pari a 19.3 mesi con olaparib e a 17.1 mesi con la chemioterapia a scelta del medico (treatment of physician’s choice, TPC).
  • Un sottogruppo di pazienti (8.8%) è stato trattato per almeno 3 anni con olaparib verso nessuna paziente con tale beneficio nel braccio TPC.
  • Nel setting di I linea, si è osservata una OS mediana numericamente più lunga con olaparib (22.6 mesi) rispetto al TPC (14.7 mesi), e una sopravvivenza a 3 anni rispettivamente del 40.8% e del 12.8%.
    Questi dati suggeriscono un beneficio superiore da Olaparib quando il PARP inibitore viene impiegato in prima linea. 
  • Lo studio OlympiAD non ha è stato disegnato con una potenza statistica  adeguata per intercettare differenze in OS (endpoint secondario). Inoltre, l’analisi della sopravvivenza potrebbe essere stata influenzata da fattori confondenti  quali le terapie ricevute dopo la progressione ai trattamenti in studio (ad esempio l’uso di un inibitore di PARP nel 12.4% di pazienti precedentemente assegnate al braccio chemioterapia vs il 2% fra le pazienti precedentemente assegnate al braccio olaparib). 
  • Aspetto molto importante, non sono stati descritti casi di sindrome mielodisplastica, di leucemia acuta o di polmonite in corso di studio.