Come dice spesso Marzia Del Re, “adotta un farmacologo”… o almeno prestiamo attenzione alle interazioni farmacologiche. Fa riflettere la forte associazione tra assunzione di inibitori di pompa e outcome nelle donne trattate con palbociclib.
M. Del Re, C. Omarini, L. Diodati, M. Palleschi, I. Meattini, S. Crucitta, G. Lorenzini, C. Isca, A. Fontana, L. Livi, F. Piacentini, S. Fogli, U. De Giorgi, R. Danesi. Drug-drug interactions between palbociclib and proton pump inhibitors may significantly affect clinical outcome of metastatic breast cancer patients. ESMO Open volume 6, issue 5, 100231, October 1, 2021. Published online September 9, 2021.
Gli inibitori di pompa protonica (proton-pump-inhibitors, PPI) sono tra i farmaci concomitanti più frequentemente prescritti nei pazienti oncologici.
Il palbociclib, inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK4-6), è da alcuni anni impiegato, in combinazione con la terapia ormonale, nel trattamento delle donne con carcinoma mammario metastatico ormono-sensibile.
Dal punto di vista chimico, il palbociclib è una molecola debolmente basica, con una solubilità dipendente dal pH. Di conseguenza, l’attività farmacologica degli inibitori di pompa protonica, influenzando il pH gastrico, può comportare un’importante interazione, interferendo con l’assorbimento del farmaco.
Sulla base di queste premesse, gli autori dello studio retrospettivo recentemente pubblicato da ESMO Open hanno analizzato l’effetto dell’eventuale assunzione concomitante di PPI sull’outcome delle donne con tumore della mammella metastatico trattate con palbociclib.
Endpoint delle analisi era la sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS).
L’analisi prevedeva l’inclusione retrospettiva di donne con tumore della mammella ormono-sensibile, HER2 negativo, metastatico, che avessero ricevuto un trattamento con palbociclib.
Erano eleggibili sia le donne classificate come “endocrine-sensitive”, dove il palbociclib era associato al letrozolo, sia le donne classificate come “endocrine-resistant”, dove il palbociclib era associato al fulvestrant,
Ai fini dell’analisi, le donne sono state classificate in 2 gruppi: nessuna assunzione concomitante di PPI oppure assunzione concomitante di PPI, in particolare erano incluse in questo gruppo le donne che, per più di due terzi dell’intera durata del trattamento con palbociclib, avessero ricevuto un inibitore di pompa concomitante.
L’analisi è stata condotta su 112 pazienti, delle quali 56 nel gruppo che non assumeva inibitori di pompa e 56 nel gruppo che assumeva inibitori di pompa.
Nel dettaglio, 71 pazienti erano “endocrine-sensitive” e 41 erano “endocrine-resistant”. 73 pazienti hanno ricevuto il palbociclib in combinazione con il letrozolo, e 39 pazienti hanno ricevuto il palbociclib in combinazione con il fulvestrant.
L’inibitore di pompa più frequentemente impiegato era il lansoprazolo.
L’analisi della sopravvivenza libera da progressione ha evidenziato un outcome significativamente peggiore nelle pazienti che assumevano inibitori di pompa. Nel dettaglio, la PFS mediana è risultata pari a 14.0 mesi per il gruppo di donne che assumevano inibitori di pompa, e 37.9 mesi per il gruppo di donne che non assumevano inibitori di pompa (p<0.0001).
All’analisi multivariata, l’assunzione concomitante di inibitori di pompa è risultata l’unico fattore associate in maniera indipendente statisticamente significativa all’outcome (p=0.0002).
Anche nel sottogruppo delle donne con malattia “endocrine-sensitive”, l’assunzione concomitante di inibitori di pompa è risultata associata significativamente ad una peggiore PFS.
L’incidenza degli eventi avversi, in particolare delle tossicità ematologiche di grado > 2 non è risultata significativamente diversa tra le donne che assumevano inibitori di pompa concomitanti e quelle che non li assumevano.
Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori concludono che l’uso concomitante di inibitori di pompa nelle donne affette da carcinoma della mammella metastatico trattate con palbociclib ha un effetto detrimentale sull’outcome, in particolare sulla sopravvivenza libera da progressione.
Tali risultati sono molto interessanti e andrebbero tenuti bene a mente, limitando l’impiego degli inibitori di pompa in queste pazienti alle sole condizioni in cui sia ritenuto strettamente necessario.
La differenza in sopravvivenza libera da progressione tra le donne che assumevano PPI e quelle che non li assumevano è veramente netta, tutt’ altro che trascurabile in termini assoluti, e questo dato, confermato dall’analisi multivariata, impone attenzione.
Le interazioni farmacologiche sono un argomento di grande rilevanza, spesso trascurato, ma dalle implicazioni potenzialmente importanti sia in termini di efficacia dei farmaci antitumorali sia in termini di rischio di tossicità. L’analisi condotta dal gruppo collaborativo guidato da Marzia Del Re e Romano Danesi si è concentrata in un setting molto comune in clinica, vale a dire le donne con tumore della mammella metastatico ormono-sensibile.
L’analisi si focalizza sul solo palbociclib, uno dei 3 farmaci inibitori di CDK4-6 disponibili in questo setting, ma nella discussione gli autori discutono le evidenze relative a ribociclib ed abemaciclib.
Insomma, la morale è: occhio alle interazioni farmacologiche!