I risultati dell’analisi ad interim relativa allo studio KEYNOTE355 avevano dimostrato un vantaggio in progression-free survival con l’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario triple-negative in stadio avanzato e con espressione di PD-L1. Ma cosa è stato osservato in termini di overall survival?
Cortes J, et al. Pembrolizumab plus Chemotherapy in Advanced Triple-Negative Breast Cancer. N Engl J Med 2022;387(3):217-226.
Eleggibilità: pazienti con carcinoma mammario triple-negative localmente avanzato inoperabile o metastatico. Nello studio KEYNOTE355, l’espressione di PD-L1 era definita attraverso uno score combinato (combined positive score, CPS) calcolato dividendo il numero di cellule tumorali e stromali (macrofagi e linfociti) positive per PD-L1 per il numero di cellule tumorali vitali, moltiplicato per 100.
Randomizzazione (2:1):
Endpoint primari: progression-free survival e overall survival in pazienti con tumori positivi per PD-L1 con un CPS ≥ 10, in survival in pazienti con tumori positivi per PD-L1 con un CPS ≥ 1, e nella popolazione intention-to-treat population.
È stato inoltre analizzato il profilo di sicurezza.
In totale, 847 pazienti sono stati sottoposti a randomizzazione. Di questi, 566 sono stati assegnati al gruppo con pembrolizumab e 281 al gruppo placebo. I risultati sono riportati ad un follow-up mediano di 44.1 mesi.
In pazienti con carcinoma mammario triple-negative in stadio avanzato e con espressione di PD-L1 (CPS ≥ 10), l’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia ha prodotto un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza globale.
Un CPS ≥10 è il criterio più appropriato per definire il beneficio da pembrolizumab in tale popolazione di pazienti. A conferma di quanto già evidenziato, la percentuale di pazienti con progression-free survival a 12 mesi è stata circa del 16% più alta con l’aggiunta del pembrolizumab.
I risultati dello studio KEYNOTE355 sono per lo più consistenti con quelli dello studio IMpassion130, nel quale l’aggiunta di atezolizumab al nab-paclitaxel ha determinato un miglioramento della progression-free survival rispetto al braccio placebo + nab-paclitaxel (hazard ratio per progressione o morte, 0.80; 95% IC, 0.69-0.92; P = 0.002 [nella popolazione intention-to-treat]; hazard ratio, 0.62; 95% IC, 0.49-0.78; P<0.001 [nel sottogruppo con tumori PD-L1–positivi, sebbene sia stato utilizzato un altro test con altri parametri di valutazione]) e una più lunga overall survival (hazard ratio, 0.67; 95% IC, 0.53-0.86 [significatività statistica non testata formalmente.