Oggi, in accordo con l’evidenza scientifica disponibile (studio APT), le pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo di piccole dimensioni e con stato linfonodale negativo sono per lo più trattate con paclitaxel settimanale per 3 mesi e 1 anno di trastuzumab adiuvante. Una sottoanalisi dello studio ALTTO ha esplorato l’outcome a lungo termine in una popolazione simile a quella dello studio APT ma trattata con antracicline.
Nader-Marta G, et al. Outcomes of patients with small and node-negative HER2-positive early breast cancer treated with adjuvant chemotherapy and anti-HER2 therapy-a sub-analysis of the ALTTO study. Br J Cancer 2022, Epub ahead of print.
Lo studio ALTTO ha randomizzato 8381 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo in stadio iniziale, trattate con chemioterapia adiuvante (a base di antracicline/taxani o taxani/carboplatino), a trastuzumab (T), lapatinib (L), la loro sequenza (T → L) o la loro combinazione (L + T).
Una sotto-analisi, oggetto di questo studio commentato su ONcotwITting ha valutato l’outcome a lungo termine (7 anni di follow-up mediano) in pazienti con tumori ≤3 cm e linfonodi negativi.
È stato analizzato un totale di 2821 pazienti (33.7% della popolazione dello studio ALTTO), di età mediana pari a 52 anni, prevalentemente in postmenopausa (59.2%), con tumori ≤2 cm di diametro (64,3%), positivi per i recettori ormonali (61.3%) e con grado istologico pari a 3 (56%).
Una combinazione di antracicline e taxani è stato il più comune backbone chemioterapico (93.1%), con sole 196 (6.9%) pazienti trattate con regimi senza antracicline (6 cicli di docetaxel e carboplatino).
La disease free survival (DFS) a 7 anni è stata dell'88.1% (IC 95%: 86.7-89.3%), senza differenze significative tra i bracci T, T + L e T⟶L ma significativamente inferiore per il braccio L (log-rank stratificato P = 0.031).
Il tasso di sopravvivenza globale a 7 anni è stato del 95.9% (IC 95%: [95.0-96.6%) così ripartita per braccio di trattamento, senza differenze statisticamente significative:
La sotto-analisi dello studio ALTTO, in pazienti trattate principalmente con regimi a base di antracicline, mostra che in presenza di tumori piccoli trattati con trastuzumab e chemioterapia concomitante, la prognosi a lungo termine è molto buona, similmente a quanto osservato nello studio APT.
In particolare, il tasso di DFS a 7 anni è superiore all'88% e il tasso di OS a 7 anni è superiore al 95%.
Da notare che, rispetto alle pazienti dello studio APT, la popolazione inclusa nella sottoanalisi dello studio ALTTO presenta tumori più grandi: tutte le pazienti con linfonodi negativi hanno tumori di almeno 1 cm, mentre in APT circa il 50% delle pazienti aveva tumori <1 cm.
I risultati vanno letti come informativi ma certamente non practice-changing, considerando che, oggi, l’uso di regimi senza antracicline è preferito per limitare il rischio di tossicità cardiaca, la sindrome mielodisplastica e la leucemia mieloide acuta. Quando possiamo farlo, proprio nel caso di tumori piccoli, preferiamo ricorrere allo schema APT (paclitaxel/trastuzumab).