Patologia mammaria
Giovedì, 31 Ottobre 2024

Prove generali di tripla inibizione (ER, CDK4/6, PI3K): lo studio INAVO-120

A cura di Fabio Puglisi

INAVO-120 è un trial di fase 3 che si prefigge un obiettivo ambizioso: rivoluzionare il trattamento del carcinoma mammario avanzato con mutazione PIK3CA. Nello specifico, lo studio esplora l'aggiunta di inavolisib, un potente inibitore selettivo di PI3Kα, alla terapia standard con palbociclib e fulvestrant. Ma l'efficacia di questa combinazione giustifica i rischi aggiuntivi? Le risposte non sono scontate: il trial include pazienti con caratteristiche prognostiche sfavorevoli, rendendo ogni miglioramento clinico particolarmente significativo. 

Turner NC, et al. Inavolisib-Based Therapy in PIK3CA-Mutated Advanced Breast Cancer. N Engl J Med 2024;391(17):1584-1596. doi: 10.1056/NEJMoa2404625.

Lo studio INAVO-120 ha un disegno multicentrico, randomizzato 1:1, controllato vs. placebo, in doppio cieco, condotto su 325 pazienti con carcinoma mammario HR+/HER2- in stadio avanzato. 

Il braccio sperimentale ha ricevuto inavolisib (9 mg per os una volta al giorno per 28 giorni in ciascun ciclo di 28 giorni) in aggiunta a palbociclib (125 mg, somministrato per via orale una volta al giorno per 21 giorni seguiti da 7 giorni di pausa) e fulvestrant (500 mg somministrati per via intramuscolare nei giorni 1 e 15 del ciclo 1 e ogni 28 giorni nei cicli successivi). Il gruppo di controllo ha ricevuto placebo insieme a palbociclib e fulvestrant, alle stesse dosi e modalità di somministrazione. Le pazienti in pre o perimenopausa hanno ricevuto un LH-RH analogo per tutta la durata del trattamento.

Criteri di inclusione: diagnosi di carcinoma mammario  HR+/HER2- in stadio avanzato, con mutazione diPIK3CA e una progressione di malattia durante o entro 12 mesi dal completamento della terapia endocrina adiuvante. Altri criteri includevano livelli di glicemia a digiuno < 126 mg/dL e HbA1c < 6.0%. Il test per la mutazione PIK3CA è stato condotto tramite ctDNA o tessuto tumorale. 

Fattori di stratificazione: malattia viscerale, tipo di resistenza endocrina (primaria o secondaria), regione geografica.

Endpoint primario: sopravvivenza libera da progressione (PFS) valutata dal ricercatore secondo i criteri RECIST v1.1

Endpoint secondari: sopravvivenza globale (OS), la risposta obiettiva, il beneficio clinico e la durata della risposta. 

Il piano statistico prevedeva 194 eventi per ottenere l’85% di potenza per rilevare un hazard ratio (HR) di 0.65 a un livello di significatività del 5%. 

Dopo un follow-up mediano di 21.3 mesi per il gruppo inavolisib e 21.5 mesi per il gruppo placebo, i risultati di PFS hanno mostrato un vantaggio significativo per inavolisib. La PFS mediana è stata di 15.0 mesi (IC 95%, 11.3–20.5) nel gruppo inavolisib, rispetto a 7.3 mesi (IC 95%, 5.6–9.3) nel gruppo placebo, con un hazard ratio (HR) per progressione o morte di 0.43 (IC 95%, 0.32–0.59; P<0.001). 

L'OS ha mostrato un trend favorevole per inavolisib con un HR di 0.64 (IC 95%, 0.43–0.97; P=0.03), ma non ha raggiunto la soglia di significatività statistica predefinita di 0.0098.

La risposta obiettiva è stata del 58.4% nel gruppo inavolisib rispetto al 25.0% nel gruppo placebo, con una durata mediana della risposta di 18.4 mesi contro 9.6 mesi (HR 0.57; IC 95%, 0.33–0.99). 

Tuttavia, il profilo di tossicità è stato più marcato nel gruppo inavolisib, con il 5.6% dei pazienti che ha sviluppato iperglicemia di grado 3 o 4, contro lo 0% del gruppo placebo. Anche stomatiti e diarrea di grado 3 o superiore erano più comuni con inavolisib (5.6% e 3.7%, rispettivamente) rispetto al placebo (0% per entrambi). 

Il tasso di interruzione della terapia per eventi avversi è stato del 6.8% nel gruppo sperimentale rispetto allo 0.6% nel gruppo di controllo.

I risultati dello studio INAVO-120 evidenziano come la combinazione di inavolisib con palbociclib e fulvestrant rappresenti un’opzione terapeutica promettente per pazienti con carcinoma mammario avanzato HR+/HER2- e mutazione PIK3CA, una popolazione con limitate alternative terapeutiche e spesso resistente alla terapia endocrina. La combinazione di questi tre agenti mira a bloccare simultaneamente le tre principali vie di segnale che guidano la progressione del tumore: ER, CDK4/6 e PI3K. L’inibizione combinata di questi pathway non solo ha dimostrato di migliorare significativamente la PFS, ma ha anche portato a una percentuale di risposta obiettiva più alta rispetto alla terapia standard, suggerendo un effetto sinergico capace di ritardare o prevenire l’insorgenza di resistenze.

Tuttavia, il miglioramento in PFS e ORR ha un costo in termini di tossicità. Lo studio ha infatti riportato un’incidenza più alta di effetti collaterali di grado 3 o superiore nel braccio inavolisib, in particolare iperglicemia, stomatite e diarrea, sebbene il tasso di interruzione della terapia a causa di effetti avversi sia stato relativamente contenuto (6.8%). Questo aspetto è cruciale, poiché dimostra che, nonostante la maggiore tossicità, la terapia è generalmente tollerabile con un’adeguata gestione degli effetti collaterali. L’iperglicemia, in particolare, rappresenta un effetto collaterale tipico degli inibitori PI3K e richiede un monitoraggio attento e, in alcuni casi, l’uso di farmaci come la metformina per il controllo glicemico.

L’editoriale associato al lavoro sottolinea come l’aggiunta di inavolisib in prima linea sia un cambio di paradigma per i pazienti con mutazione PIK3CA, ma solleva anche quesiti rilevanti sulla durata del beneficio e sul rischio di accumulo di tossicità nel lungo termine. È possibile che, per alcuni pazienti, un approccio sequenziale (prima la terapia endocrina combinata a un inibitore CDK4/6, poi un inibitore PI3K come inavolisib alla progressione della malattia) possa offrire un controllo della malattia simile con una tollerabilità migliore. Rimane da valutare se la combinazione tripla possa essere sostenibile come strategia di prima linea in pazienti più fragili o con comorbidità che potrebbero non tollerare gli effetti collaterali della terapia.

Lo studio non ha affrontato il ruolo di inavolisib in pazienti che hanno ricevuto inibitori CDK4/6 in setting adiuvante, lasciando aperti interrogativi su queste popolazioni. Inoltre, non è stata raggiunta una significatività statistica per l’OS nell’analisi ad interim, il che implica la necessità di ulteriori follow-up per valutare se il beneficio in PFS possa tradursi anche in un miglioramento della sopravvivenza globale. Sarà importante anche studiare l'efficacia di inavolisib in combinazione con altri inibitori CDK4/6 (es. ribociclib, abemaciclib) per comprendere se esistano differenze significative in termini di efficacia e tossicità.

In sintesi, INAVO-120 rappresenta un passo avanti nella gestione del carcinoma mammario HR+/HER2- con mutazione PIK3CA, introducendo una combinazione che potrebbe ridurre la progressione della malattia in pazienti con prognosi sfavorevole. Tuttavia, l’equilibrio tra benefici e tossicità richiede una valutazione personalizzata per ogni paziente, soprattutto in prima linea, con la possibilità di riservare questa combinazione a pazienti in buone condizioni generali o a quelli con un alto rischio di progressione rapida.