Uno studio condotto presso l'MD Anderson Cancer Center di Houston ha analizzato il significato clinico dell'intervallo tra chirurgia mammaria ed inizio del trattamento adiuvante in una serie di 6.827 pazienti con diagnosi di carcinoma mammario.
de Melo Gagliato D, et al. Clinical impact of delaying initiation of adjuvant chemotherapy in patients with breast cancer. J Clin Oncol 2014; 32: 735-744.
Il quesito su quanto tempo possa passare prima di iniziare il trattamento adiuvante dopo un intervento chirurgico per carcinoma mammario è stato oggetto di studio per anni. Le linee guida dell'ESMO suggeriscono che il trattamento dovrebbe cominciare preferibilmente tra le 2 e le 6 settimane dalla chirurgia e che non si dovrebbero superare le 12 settimane, oltre le quali è stata osservata una riduzione dell'efficacia terapeutica.
Uno studio retrospettivo condotto presso l'MD Anderson Cancer Center ha analizzato una serie di 6827 pazienti trattate con intento adiuvante a seguito di una diagnosi di carcinoma mammario in stadio da I a III effettuata tra il 1997 e il 2011.
Obiettivo dello studio: analizzare la relazione tra tempo all'inizio del trattamento e outcome. Misure di outcome analizzate: overall survival (OS), relapse-free survival (RFS), distant RFS (DRFS).
Ai fini dell'analisi, sono stati identificati tre gruppi di pazienti in base al tempo intercorso tra chirurgia e inizio del trattamento adiuvante:
Iniziare la terapia adiuvante oltre i 60 giorni dalla chirurgia ha comportato un effetto prognostico sfavorevole per le pazienti con carcinoma in stadio II (HR per DRFS: 1.20, 95% IC 1.02-1.43) e in stadio III (HR per OS: 1.76, 95% IC 1.26-2.46; HR per RFS: 1.34, 95% IC 1.01-1.76; HR per DRFS: 1.36, 95% IC 1.02-1.80).
Inoltre, altre due categorie di pazienti sono risultate svantaggiate da un inizio tardivo (≥ 61 giorni) del trattamento:
Tali risultati vanno letti con cautela. Non si può escludere un effetto del caso, considerate le multiple analisi di sottogruppo effettuate. Inoltre, fattori confondenti quali la presenza di patologie concomitanti possono aver influenzato sia il ritardo dell'inizio della terapia che la prognosi.
Il tempo all'inizio del trattamento adiuvante influenza l'outcome delle pazienti con diagnosi di carcinoma mammario. Tale associazione è particolarmente evidente in determinati sottogruppi di pazienti (stadio III, immunofenotipo "triple negative", patologia HER2 positiva). Sebbene dal punto di vista metodologico i risultati dello studio non possano essere considerati conclusivi, in tali categorie ad alto rischio il trattamento dovrebbe essere iniziato più precocemente possibile.