Una lezione sullo sviluppo dei farmaci antitumorali arriva dall'ALTTO, trial di terapia adiuvante nel carcinoma mammario HER2 positivo. Attivato nel 2007, lo studio ha scontato l'audacia di aver riposto nel lapatinib aspettative di fattibilità (alias tollerabilità) e di efficacia, caratteristiche che l'inibitore tirosinchinasico non ha confermato.
Piccart-Gebhart M, et al. Adjuvant Lapatinib and Trastuzumab for Early Human Epidermal Growth Factor Receptor 2-Positive Breast Cancer: Results From the Randomized Phase III Adjuvant Lapatinib and/or Trastuzumab Treatment Optimization Trial. J Clin Oncol 2016;34:1034-42.
Il 2005 è l'anno che l'oncologia ricorderà sempre per la presentazione emozionante dei risultati sull'impiego del trastuzumab nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario HER2 positivo. In particolare, con l'aggiunta di trastuzumab alla chemioterapia (in combinazione o in sequenza) si dimostrava una riduzione del 50% nel rischio di recidiva rispetto a quanto osservato con la sola chemioterapia.
Nel 2007, a due anni di distanza, partiva lo studio ALTTO (Adjuvant Lapatinib and/or Trastuzumab
Treatment Optimization trial), basato su pressupposti preclinici e clinici che avevano fatto ipotizzare un ruolo potenzialmente vantaggioso per il lapatinib, agente orale con azione inibitoria sulla porzione tirosinochinasica di HER1 e HER2.
Disegno dello studio: internazionale, intergruppo, open-label, randomizzato di fase III. Bracci di trattamento a confronto, tutti della durata di un anno:
Gli sperimentatori potevano adottare una delle seguenti strategie terapeutiche:
Endpoint primario: disease free survival (DFS)
Tra giugno 2007 e luglio 2011, sono state arruolate 8381 pazienti. Nel 2011, a seguito della futilità nel poter dimostrare la non inferiorità del lapatinib rispetto al trastuzumab, il braccio con il solo lapatinib è stato chiuso e alle pazienti libere da malattia è stata offerta la possibilità di ricevere il trastuzumab.
In accordo a quanto specificato da protocollo, l'analisi prevista dopo un follow-up mediano di 4.5 anni, ha evidenziato una riduzione del 16% nella DFS confrontando Lapatinib+Trastuzumab verso Trastuzumab (555 eventi DFS; HR 0.84; 97.5% IC, 0.70-1.02; P = 0.048, risultato non significativo in base al disegno statistico che prevedeva un valore di P ≤0.025).
Una riduzione del 4% è stata osservata confrontando Trastuzumab→Lapatinib verso Trastuzumab (HR 0.96; 97.5% IC 0.80-1.15; P = 0.61).
Le pazienti trattate con Lapatinib hanno sperimentato più effetti collaterali, in termini di diarrea, rash cutaneo e tossicità epatica. L'incidenza di cardiotossicità è stata bassa in tutti i bracci di trattamento.
In un'analisi post-hoc, almeno il 92% delle pazienti nei vari bracci è stato in grado di ricevere ≥85% della dose pianificata di trastuzumab, mentre tra il 66% e il 76% a seconda del braccio di terapia ha potuto ricevere ≥85% della dose prevista di lapatinib.
In accordo ai risultati dello studio ALTTO, il miglioramento in disease free survival osservato con la combinazione di lapatinib e trastuzumab nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario HER2 positivo è:
Inoltre, la non inferiorità della sequenza trastuzumab → lapatinib rispetto al trastuzumab non è stata dimostrata.
Un anno di trastuzumab adiuvante rimane lo standard terapeutico.
Lo studio ALTTO, pur essendo negativo riguardo al risultato sperato, fornisce informazioni rilevanti: