La maggior parte delle donne che partecipano allo screening mammografico o che effettuano una valutazione senologica non sa che l'alcol è un fattore di rischio per il cancro della mammella. Lo rivela uno studio inglese.
Sinclair J, et al. The acceptability of addressing alcohol consumption as a modifiable risk factor for breast cancer: a mixed method study within breast screening services and symptomatic breast clinics. BMJ Open 2019;9(6):e027371.
Fattori di rischio potenzialmente modificabili sono coinvolti in circa il 23% dei carcinomi mammari, e l'obesità e l'alcool rappresentano i due principali.
In particolare, si stima che l'uso di alcool sia responsabile tra il 5% e l'11% dei casi di carcinoma mammario e l'evidenza attuale suggerisce che sia un fattore di rischio per tutti i gruppi di età. L'alcool aumenta il rischio di carcinoma mammario in modo dose-dipendente già a partire da bassi livelli di consumo. È riportato che oltre il 20% delle donne tra i 45 ei 64 anni beve più di 14 unità alcoliche settimana. Pertanto, qualsiasi intervento mirato a ridurre il livello di consumo potrebbe avere un'influenza significativa sui tassi di incidenza di carcinoma mammario.
Lo screening mammografico e le valutazioni cliniche in donne sintomatiche offrono un’opportunità ("momenti educativi") per collegare la promozione della salute e della prevenzione a percorsi clinici consolidati.
Uno studio ha esplorato le conoscenze e gli atteggiamenti nei confronti dell'alcool quale fattore di rischio per il carcinoma mammario. Inoltre, i ricercatori hanno valutato le potenzialità di incorporare consigli sui rischi dell'alcool per la salute nelle cliniche senologiche e durante appuntamenti di screening.
Disegno: Lo studio prevedeva un sondaggio sui fattori di rischio per il carcinoma mammario e indagava riguardo alla comprensione del contenuto alcolico. I risultati del sondaggio sono stati esaminati in una serie di cinque focus group con donne e otto interviste semi-strutturate con professionisti sanitari.
Setting: donne che partecipano allo screening mammografico del NHS Breast Screening Program (NHSBSP) o che effettuano valutazioni cliniche senologiche, e rispettivi sanitari che operano in tali setting.
Partecipanti: 205 donne (102 afferenti al programma di screening NHSBSP e 103 sottoposte a valutazioni cliniche senologiche) e 33 operatori sanitari.
L'alcool è stato riconosciuto come fattore di rischio per carcinoma mammario da 40/205 (19.5%) donne e da 16/33 (48.5%) operatori sanitari.
Complessivamente, il 66.5% delle donne ha dichiarato di consumare alcolici, e il 56.6% non ha saputo stimare correttamente il contenuto alcolico di una qualsiasi delle quattro bevande alcoliche comunemente consumate.
Tutte le donne hanno concordato sul fatto che l'inclusione di un intervento mirato alla prevenzione non ridurrebbe la probabilità della loro partecipazione a screening mammografico o l’accesso agli ambulatori clinici.
I risultati qualitativi hanno messo in luce le preoccupazioni sia delle donne sia del personale su come affrontare il tema dell'alcool e dei fattori di rischio per il carcinoma mammario in modo non stigmatizzante, così come l'ambivalenza del personale specializzato sul ruolo svolto nella promozione della salute.
Dallo studio è emersa una scarsa consapevolezza fra le donne intervistate riguardo al ruolo dell'alcool quale fattore di rischio per carcinoma mammario.
Quando è stato chiesto di esprimere il proprio feeling riguardo all’implementazione di una sessione informativa di prevenzione della durata di 5 minuti durante gli appuntamenti per le valutazioni senologiche (in occasione dello screeening o presso gli ambulatori clinici), circa un terzo ha affermato che ciò aumenterebbe la propensione a partecipare.
D'altro canto, il personale sanitario ha espresso perplessità circa la discussione sull'assunzione di alcool con le pazienti (per timore di sembrare paternalistici) e spesso ha ritenuto che non fosse un compito a cui attenersi.
Lo studio, pur con il limite di essere monocentrico (fattore che preclude la possibilità di generalizzare i risultati), suggerisce di sensibilizzare gli operatori sanitari riguardo all’opportunità di favorire i "momenti di apprendimento" con le donne durante le visite senologiche o in corso di screening.