Quanto è davvero necessario sottoporre le pazienti con carcinoma mammario in remissione a controlli mammografici annuali? Il trial Mammo-50, un ampio studio multicentrico condotto nel Regno Unito, ha cercato di rispondere a questa domanda cruciale, confrontando la sorveglianza annuale con un regime meno frequente in donne di età superiore ai 50 anni e libere da malattia a tre anni dall’intervento chirurgico. Le attuali linee guida britanniche raccomandano il monitoraggio annuale per cinque anni, ma l’equilibrio tra benefici e potenziali effetti negativi di un follow-up così ravvicinato rimane controverso. Il trial, disegnato come uno studio di non inferiorità, ha coinvolto oltre 5.200 pazienti e ha seguito le partecipanti per quasi sei anni. Il verdetto finale potrebbe mettere in discussione lo standard attuale, con implicazioni significative per la pratica clinica e per la gestione delle risorse sanitarie. Il verdetto? Leggiamo a fondo il lavoro e scopriamolo insieme...
Dunn JA, et al. Annual versus less frequent mammographic surveillance in people with breast cancer aged 50 years and older in the UK (Mammo-50): a multicentre, randomised, phase 3, non-inferiority trial. Lancet 2025;405(10476):396-407.
La sorveglianza mammografica post-trattamento nel carcinoma mammario è una pratica consolidata, ma la frequenza ottimale rimane oggetto di dibattito. La maggior parte delle linee guida internazionali raccomanda controlli annuali, ma vi sono evidenze emergenti che suggeriscono come intervalli più lunghi potrebbero essere altrettanto efficaci nel rilevare recidive senza compromettere la sopravvivenza.
Disegno dello studio:
Mammo-50 è un trial clinico randomizzato, di fase 3, con disegno di non inferiorità, condotto in 114 ospedali del National Health Service (NHS) nel Regno Unito. Le partecipanti, dopo randomizzazione, sono state assegnate a due strategie di sorveglianza mammografica:
Popolazione studiata:
Obiettivi primari:
Obiettivi secondari:
Analisi statistica:
Lo studio è stato disegnato per rilevare una non inferiorità con un margine assoluto del 3% sulla sopravvivenza a 5 anni, con un livello di significatività unilaterale del 2.5% e una potenza del 90%. Le curve di sopravvivenza sono state analizzate con il metodo di Kaplan-Meier, mentre i confronti tra i gruppi sono stati effettuati con modelli di Cox per il calcolo dell’Hazard Ratio (HR) e degli intervalli di confidenza al 95% (IC95%).
Con un follow-up mediano di 5.7 anni (IQR 5.0–6.0), il trial Mammo-50 ha dimostrato che la sorveglianza mammografica meno frequente non è inferiore alla sorveglianza annuale in termini di sopravvivenza specifica per tumore mammario.
Sopravvivenza specifica per il tumore mammario (BCS) a 5 anni:
Intervallo libero da recidiva (RFI) a 5 anni:
Sopravvivenza globale (OS) a 5 anni:
Circa il 6.6% delle pazienti ha avuto una recidiva invasiva, con una distribuzione simile tra i due gruppi. Tuttavia, è emerso che una percentuale maggiore di eventi è stata diagnosticata tramite sintomi riferiti dalla paziente piuttosto che attraverso lo screening di routine.
I risultati del Mammo-50 suggeriscono che una riduzione della frequenza della mammografia dopo il terzo anno di follow-up non compromette la sopravvivenza né il controllo della malattia, aprendo la strada a un possibile cambiamento delle linee guida.
Tra i punti di forza dello studio, si evidenzia la sua ampia casistica, il disegno randomizzato e la robustezza dell’analisi statistica, che ha permesso di dimostrare la non inferiorità con elevata potenza.
Tuttavia, vi sono alcuni limiti da considerare. La popolazione studiata era prevalentemente composta da pazienti con tumori a basso rischio (ER-positivi, chirurgia conservativa), il che potrebbe limitare l’applicabilità dei risultati a sottogruppi più aggressivi, come i tumori triplo negativi o HER2-positivi. Inoltre, la scelta della BCS a 5 anni come endpoint primario potrebbe essere prematura, soprattutto per i carcinomi luminali, in cui le recidive tardive (dopo 5-10 anni) sono più frequenti.