E' possibile prevedere le reazioni infusionali da trastuzumab? Quanto sono frequenti? Qual è il grado di severità?
Uno studio condotto presso l'MD Anderson Cancer Center prova a rispondere a tali quesiti.
Thompson LM, et al. Incidence, risk factors, and management of infusion-related
reactions in breast cancer patients receiving trastuzumab. Oncologist 2014;19:228-34.
L'incidenza delle reazioni infusionali da trastuzumab varia da meno dell'1% al 40%, a seconda delle serie riportate. Il meccanismo di tali reazioni di ipersensibilità non è chiaro. Si ipotizza che, attraverso l'interazione con i loro target molecolari sul tumore o su altre cellule circolanti, gli anticorpi monoclonali possano portare al rilascio di citochine.
I sintomi e i segni descritti sono il brivido, l'iperpiressia, il brivido con febbre, l'ipotensione e la dispnea. Sebbene queste reazioni non siano tipicamente rischiose per la vita (life-threatening), in rari casi sono state riportate morti per anafilassi e/o tossicità polmonare. Inoltre, le reazioni infusionali possono impegnare il personale addetto alla somministrazione del farmaco e causare altri effetti collaterali (prolungamento del "tempo poltrona", incremento dei costi, ecc.).
Un'analisi retrospettiva condotta attraverso la revisione di cartelle cliniche presso l'MD Anderson Cancer Center di Houston ha analizzato l'incidenza, i fattori di rischio e la gestione delle reazioni infusionali da trastuzumab in pazienti con carcinoma mammario.
Su 197 pazienti valutate in un periodo di 3 mesi (maggio-giugno 2010), corrispondenti a 1788 dosi di trastuzumab somministrate, sono state osservate 33 reazioni infusionali (16.2% delle pazienti, 1.8% delle dosi). La maggior parte delle reazioni (91%) si è verificata alla prima somministrazione. Le altre reazioni si sono verificate alla seconda, alla quinta e alla settima infusione. Solo in un caso, la reazione è occorsa alla prima e alla seconda somministrazione. In ordine di frequenza, le manifestazioni cliniche sono state: brividi (n=19), dolore (n=9), brividi con febbre (n=8), nausea (n=6), cefalea (n=5), respiro corto (n=5), vomito (n=2), intorpidimento (n=1) e febbre (n=1). Tutte le reazioni sono state di grado 2, con l'eccezione di una sola reazione di grado 1. Non si sono verificate reazioni di grado 3 o 4 e non vi sono stati casi di anafilassi o di tossicità polmonare.
La gestione di tale forma di tossicità ha incluso la sospensione temporanea in 26/33 casi (79%). Il tempo mediano di sospensione è stato di 54 minuti, causando un prolungamento della permanenza nel Centro di somministrazione. La maggioranza delle pazienti (88%) ha richiesto terapia di supporto (difenidramina, meperidina, idrocortisone) e tutte le pazienti hanno avuto una risoluzione dei sintomi. Soltanto in un caso non è stato effettuato il rechallenge con il trastuzumab nella stessa giornata. 63% delle pazienti ha ricevuto una premedicazione prima della dose successiva di trastuzumab.
In analisi multivariata, il body mass index (odds ratio -OR- 1.09, 95% IC 1.02-1.16), l'aver ricevuto una premedicazione (OR 0.32, 95% IC 0.11-0.90) e lo stadio avanzato di malattia (OR 3.91, 95% IC 1.35-11.4) si sono confermati fattori predittivi di reazione infusionale.
La maggioranza delle reazioni infusionali da trastuzumab è limitata alla prima infusione ed è di entità modesta. La premedicazione è indicata in pazienti a rischio più elevato quali le donne obese e con stadio avanzato di malattia.
E' interessante notare che tale affinamento delle conoscenze sulle reazioni di ipersensibilità arrivi a quasi 15 anni dall'introduzione in clinica del trastuzumab. E con i biosimilari?