L'aggiornamento dello studio NOAH ha confermato il vantaggio in event-free survival con l'aggiunta del trastuzumab alla chemioterapia neoadiuvante in pazienti con diagnosi di carcinoma mammario HER2 positivo.
Gianni L, et al. Neoadjuvant and adjuvant trastuzumab in patients with HER2-positive locally advanced breast cancer (NOAH): follow-up of a randomised controlled superiority trial with a parallel HER2-negative cohort. Lancet Oncol 2014;15:640-7.
Lo studio randomizzato, controllato, di fase 3, denominato NOAH (NeOAdjuvant Herceptin trial) è stato condotto in donne con carcinoma mammario HER2 positivo localmente avanzato o infiammatorio. La randomizzazione (1:1) prevedeva l'assegnazione a chemioterapia neoadiuvante da sola o associata ad un anno di trastuzumab (concomitante alla chemioterapia neoadiuvante e continuato dopo la chirurgia). Un gruppo parallelo di pazienti con patologia HER2-negativa è stato incluso nello studio e ha ricevuto la sola chemioterapia neoadiuvante. Endpoint primario dello studio: event-free survival (analisi intention to treat).
L'arruolamento si è concluso nel dicembre 2005 e ha incluso 235 pazienti con patologia HER2-positiva, di cui 118 hanno ricevuto la chemioterapia da sola e 117 hanno ricevuto la chemioterapia associata al trastuzumab. Nel gruppo parallelo con carcinoma HER2-negativo sono state arruolate 99 pazienti. I risultati sono stati pubblicati ad un follow-up mediano di 5.4 anni. Il tasso di event-free survival a 5 anni è stato pari al 58% (95%IC 48–66) nel braccio trastuzumab e del 43% (95%IC 34–52) nel braccio della sola chemioterapia (HR 0.64, 95%IC 0.44–0.93; p=0.016).
Inoltre, è stata osservata una differenza numerica in termini di overall survival (74% vs 63% di OS a 5 anni), nonostante il 16% di crossover a trastuzumab fra le pazienti inizialmente assegnate al braccio di sola chemioterapia.
Fra le 68 pazienti con risposta patologica completa (45 con trastuzumab e 23 con sola chemioterapia), l'aggiunta del trastuzumab alla chemioterapia ha determinato un chiaro vantaggio in event-free survival (HR 0.29, 95%IC 0.11–0.78). Nel periodo di osservazione sono stati registrati soltanto 4 eventi di tipo cardiovascolare attribuiti ai farmaci (un caso di linfostasi e un caso di linfedema nel braccio trastuzumab e due casi di trombosi nel braccio di sola chemioterapia).
L'aggiornamento dello studio NOAH, di cui nel 2010 erano stati pubblicati i primi risultati (Gianni L, et al Lancet. 2010;375:377-84), ha confermato il vantaggio in event-free survival con l'aggiunta del trastuzumab alla chemioterapia neoadiuvante.
Lo studio ha rafforzato il ruolo della risposta patologica completa come endpoint surrogato di event-free survival, sebbene la relazione tra risposta patologica completa e prognosi
sia stata osservata unicamente nelle pazienti che avevano ricevuto il trastuzumab. In tal senso, lo studio NOAH è il primo a dimostrare che la validità della risposta patologica completa quale indicatore precoce di beneficio terapeutico dipende dal sottotipo tumorale. Pertanto, il ricorso alla risposta patologica completa come endpoint primario viene suggerito per studi futuri di terapia neoadiuvante con agenti anti-HER2.