Patologia mammaria
Giovedì, 29 Agosto 2024

Trattamento neoadiuvante del carcinoma mammario triplo negativo: dose dense sì o no?

A cura di Fabio Puglisi

Lo studio Neo-Real (GBECAM-0123) si concentra sull'analisi di due regimi di chemioterapia a base di antracicline-ciclofosfamide (AC) utilizzati in combinazione con pembrolizumab come trattamento neoadiuvante per il carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) in stadio II-III. Il contesto principale è fornito dal regime KEYNOTE-522, che impiega un ciclo di AC ogni 3 settimane (q3w AC). Tuttavia, precedenti studi hanno indicato che regimi dose dense (ddAC) possono migliorare la sopravvivenza generale nel carcinoma mammario in stadio precoce. Lo studio si basa su dati reali raccolti da dieci centri oncologici brasiliani dal 2020 al 2023 e mira a valutare l'efficacia e la sicurezza del regime ddAC rispetto al regime q3w AC in pazienti con TNBC. Lo studio include un'ampia coorte di 333 pazienti, di cui 311 hanno completato la terapia neoadiuvante, fornendo un'analisi dettagliata dei risultati riguardo alla risposta patologica e alle tossicità associate a ciascun regime.

Bonadio RC, et al. Dose dense versus 3 weekly AC during neoadjuvant chemoimmunotherapy for triple negative breast cancer. NPJ Breast Cancer 2024;10(1):73. 

In accordo ai risultati dello studio  KEYNOTE-522, la combinazione di pembrolizumab con chemioterapia neoadiuvante rappresenta un approccio consolidato per il trattamento del TNBC in stadio precoce, ma il regime ottimale della parte di terapia con antracicline rimane incerto non essendo stato valutato il ruolo di un approccio dose dense. Lo studio Neo-Real si propone di colmare questa lacuna confrontando il regime ddAC con q3w AC. Lo studio, con disegno osservazionale retrospettivo, ha raccolto dati su variabili cliniche e patologiche, inclusi i livelli di Ki67, il grado tumorale, e i linfociti infiltranti il tumore (TILs). L'analisi statistica è stata condotta utilizzando modelli di regressione logistica univariata e multivariata per identificare i fattori predittivi della risposta patologica completa (pCR) e del residuo di malattia (RCB) 0-1. L'efficacia è stata misurata in termini di pCR, mentre la sicurezza è stata valutata attraverso l'incidenza di eventi avversi di grado 3 o superiore.

Tra le 279 pazienti che hanno completato il trattamento e sono state sottoposte a chirurgia, il 65.4% di quelle trattate con ddAC ha ottenuto una pCR, rispetto al 58.7% del gruppo q3w AC (P = 0.260). L'RCB 0-1 è stato osservato nell'82.4% delle pazienti con ddAC e nel 73.5% con q3w AC (P = 0.115). Nella malattia in stadio III, il regime ddAC ha mostrato un tasso di pCR numericamente superiore (59% vs 40%), sebbene il risultato non sia statisticamente significativo (P = 0.155). Non sono state rilevate differenze significative nella sospensione del farmaco tra i gruppi, ma il regime ddAC ha mostrato una tendenza verso un aumento degli eventi avversi di grado ≥3 (40.5% vs 30.7%, P = 0.092). Il modello di regressione multivariata ha confermato che un Ki67 ≥ 50% e un numero inferiore a 6 cicli di pembrolizumab erano predittori di una minore pCR (HR 0.45, IC 95% 0.22-0.89, P = 0.023).

Lo studio Neo-Real ha esaminato l'effetto del trattamento neoadiuvante con pembrolizumab in combinazione con chemioterapia nel trattamento di pazienti con carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) in stadio II-III. 

Il contesto è quello di real-world e il disegno è quello di uno studio osservazionale, retrospettivo, multicentrico. Dal confronto dei due diversi regimi di chemioterapia, somministrazione dose dense q14 di antracicline (ddAC) verso somministrazione q21 (q3w AC), non è emersa alcuna differenza significativa in termini di risposta patologica completa (pCR), di residuo patologico di malattia (RCB 0-1), e di eventi avversi di grado ≥3. 

I risultati vanno comunque interpretati con cautela, in considerazione dei diversi limiti metodologici, tra cui la natura retrospettiva della raccolta dati e l'eterogeneità nella disponibilità di alcune variabili, in particolare i TILs. Pertanto, sarebbe auspicabile confermare quanto osservato da questa analisi di real world mediante uno studio randomizzato di fase 3.