Numerosi studi hanno sperimentato varie combinazioni e sequenze di chemio- e radioterapia per il NSCLC localmente avanzato. Lo studio PITCAP suggerisce che, dopo la chemio di induzione, l’aggiunta di paclitaxel settimanale alla radioterapia non migliora l’outcome.
Ardizzoni A, Tiseo M, Boni L, Di Maio M, Buffoni L, Belvedere O, Grossi F, D’Alessandro V, de Marinis F, Barbera S, Caroti C, Favaretto A, Cortinovis D, Morrica B, Tixi L, Ceschia T, Parisi S, Ricardi U, Grimaldi A, Loreggian L, Navarria P, Huber RM, Belani C, Brunswig PF, Scagliotti GV, Scolaro T. Randomized phase III PITCAP trial and meta-analysis of induction chemotherapy followed by thoracic irradiation with or without concurrent taxane-based chemotherapy in locally advanced NSCLC. Lung Cancer 2016 , Volume 100 , 30 - 37
Da anni, il trattamento standard per i pazienti con NSCLC localmente avanzato è rappresentato dalla combinazione di chemioterapia e radioterapia, con somministrazione concomitante (sulla base dell’evidenza di un’efficacia maggiore, ma associata a maggiore tossicità) oppure sequenziale (chemioterapia seguita da radioterapia).
Lo studio PITCAP era uno studio randomizzato che mirava a valutare l’efficacia dell’aggiunta della chemioterapia (nello specifico, paclitaxel settimanale) alla radioterapia, dopo una precedente chemioterapia di induzione.
Erano eleggibili per lo studio pazienti con NSCLC in stadio III, non operabile, con ECOG performance status 0 o 1.
La chemioterapia di induzione consisteva in 2 cicli di platino (carboplatino AUC 6 oppure cisplatino 80 mg/m2) e paclitaxel 200 mg/m2, ogni 3 settimane.
La radioterapia toracica, sia nel braccio di controllo che nel braccio sperimentale, consisteva nella somministrazione di 60-61.2 Gy.
I pazienti assegnati al braccio sperimentale ricevevano paclitaxel settimanale, alla dose di 60 mg/m2, per 6-7 settimane durante la radioterapia.
Endpoint primario era la sopravvivenza globale, e lo studio prevedeva la randomizzazione di 300 pazienti.
Oltre alla presentazione dei risultati dello studio randomizzato, gli autori presentano i dati di una metanalisi basata sui dati di letteratura, che ha riunito i dati di tutti gli studi randomizzati esistenti con il medesimo quesito (aggiunta di un taxano alla radioterapia dopo chemioterapia di induzione). Endpoint scelto per la sintesi dei risultati dei 5 studi era la probabilità di sopravvivenza a 1 anno, in quanto l’Hazard Ratio non era disponibile in tutti gli studi eleggibili.
L’accrual nello studio PITCAP è stato interrotto dopo l’inserimento di 151 pazienti, al momento della seconda analisi ad interim.
Dopo un follow-up mediano di 6.1 anni, la sopravvivenza mediana non era significativamente diversa nei 2 bracci: 13.2 mesi nel braccio di controllo, rispetto a 15.1 mesi nel braccio sperimentale; la probabilità di sopravvivenza a 3 anni era pari rispettivamente a 19.5% vs 21.2% (Hazard Ratio 0.97, intervallo di confidenza al 95% 0.69–1.36, p = 0.845).
Anche la metanalisi, basata sui risultati di 5 studi randomizzati, per un totale di 866 pazienti, non ha evidenziato alcun beneficio significativo con l’aggiunta del taxano alla radioterapia.
I risultati dello studio PITCAP non supportano un beneficio dall’aggiunta del taxano alla radioterapia, dopo chemioterapia di induzione, per i pazienti con NSCLC localmente avanzato.
Le linee guida AIOM raccomandano in questo setting (raccomandazione positiva forte) la combinazione di chemioterapia e radioterapia, pur sottolineando che non esiste un parere unanime in merito al miglior schema chemioterapico da impiegare (combinazione, dosaggi, numero di cicli) ed alla modalità di integrazione delle due metodiche. “Tuttavia” - si legge nell’edizione 2015 delle linee guida AIOM - “i profili di tossicità derivanti dall’approccio concomitante ne limitano fortemente l’impiego routinario, imponendo un’accurata selezione clinica dei pazienti da sottoporre a questa tipologia di trattamento e, anche alla luce della minore tossicità e del modesto beneficio in termini di sopravvivenza a lungo termine, la chemio-radioterapia sequenziale può essere ancora considerata come uno standard adeguato per il trattamento del NSCLC localmente avanzato, soprattutto in presenza di volumi tumorali molto importanti che potrebbero giovarsi, in termini di percorso radioterapico successivo, di una riduzione della lesione neoplastica ottenibile con la chemioterapia eseguita prima della radioterapia.”