Presentati all'ASCO i risultati dello studio italiano STAD-1 (Morabito et al, abstract 7505): l'intenzione era quella di aumentare l'attività della chemioterapia incrementando le dosi sulla base della tossicità. Il risultato, ahimé, completamente negativo...
Ipotizzando che la tossicità possa essere un surrogato dell'attività, come suggerito da varie analisi condotte con altri farmaci e in altri tumori, un gruppo di autori italiani, coordinato presso l'Istituto Tumori di Napoli, ha provato a confrontare, nei pazienti affetti da microcitoma avanzato, la chemioterapia di prima linea a dosi fisse con la medesima combinazione di farmaci, ma incrementando la dose se il trattamento non produceva tossicità inaccettabili.
Lo studio STAD-1 prevedeva la randomizzazione a trattamento standard (cisplatino + etoposide a dosi standard) oppure al braccio sperimentale, nel quale la dose dei farmaci, al primo ciclo uguale al braccio standard, veniva incrementata ciclo dopo ciclo in assenza di tossicità inaccettabile.
Lo studio era disegnato per evidenziare un incremento della percentuale di risposte obiettive e prevedeva la randomizzazione di 160 pazienti.
Purtroppo, il risultato è stato negativo:
Roy Herbst, discussant della presentazione, ha fatto i complimenti al gruppo per il razionale e per la conduzione dello studio, ma ha sottolineato che, nei fatti, con la chemioterapia non si otterrà nel microcitoma più di quanto si riesce ad ottenere oggi, cioè un risultato del tutto deludente.
La speranza per questa patologia? I farmaci a bersaglio molecolare e l'immunoterapia...