Pur riconoscendo l’assenza di uno studio randomizzato, gli autori dello studio “revised STARS” presentano dati molto interessanti a supporto della radioterapia stereotassica come alternativa alla chirurgia nei casi di tumore del polmone diagnosticati in stadio iniziale.
Joe Y Chang, Reza J Mehran, Lei Feng, Vivek Verma, Zhongxing Liao, James W Welsh, Steven H Lin, Michael S O'Reilly, Melenda D Jeter, Peter A Balter, Stephen E McRae, Donald Berry, John V Heymach, Jack A Roth on behalf of The STARS Lung Cancer Trials Group. Stereotactic ablative radiotherapy for operable stage I non-small-cell lung cancer (revised STARS): long-term results of a single-arm, prospective trial with prespecified comparison to surgery. Lancet Oncology, published online September 13, 2021.
Il trattamento standard dei tumori del polmone diagnosticati in stadio iniziale, in assenza di controindicazioni all’intervento, è la chirurgia. Negli anni numerosi dati hanno evidenziato la fattibilità della radioterapia stereotassica in pazienti con malattia in stadio iniziale, e le casistiche pubblicate hanno suggerito un outcome “paragonabile” a quello garantito dalla resezione chirurgica, pur in assenza di confronti randomizzati che abbiano “sancito”, con adeguata potenza, l’efficacia relativa delle 2 strategie terapeutiche.
Sicuramente la radioterapia, consentendo in linea di principio un risparmio in termini di morbilità ed eventi avversi rispetto alla chirurgia, merita di essere studiata con un approccio di non inferiorità, vale a dire che si sarebbe disposti a sacrificare una quota accettabile di efficacia in cambio dei benefici negli altri endpoint.
Naturalmente, questo approccio può essere soddisfatto solo conducendo studi randomizzati di adeguata potenza, e che scelgano un margine ragionevole di non inferiorità (per quanto non esista, come noto, un margine universalmente riconosciuto come accettabile nei diversi setting).
Una precedente analisi combinata dei dati di 2 studi clinici, STARS e ROSEL, suggeriva una sopravvivenza ottima per i pazienti trattati con la radioterapia stereotassica ad intento ablativo (stereotactic ablative radiotherapy, SABR), con probabilità di sopravvivenza migliori rispetto a quanto si ottiene con la chirurgia. Peraltro, la comunità scientifica invoca evidenze più solide a sostegno della SABR prima di considerarla un’alternativa di pari efficacia rispetto alla chirurgia.
A settembre 2021 sono stati pubblicati su Lancet Oncology I risultati dello studio “revised STARS”, che rappresenta la prosecuzione dello STARS, con un nuovo accrual e con il tentativo di confronto della casistica trattata con SABR con una casistica di pazienti sottoposti a chirurgia.
Si tratta di uno studio prospettico, a singolo braccio, condotto presso una singola istituzione, l’University of Texas MD Anderson Cancer Center.
Lo studio ha visto l’accrual di pazienti adulti, con un buon performance status (Zubrod 0–2), con nuova diagnosi di tumore del polmone non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC) (istologia squamosa, oppure adenocarcinoma, oppure a grandi cellule, o NSCLC non altrimenti specificato), con un diametro tumorale di massimo 3 cm, assenza di coinvolgimento linfonodale e ovviamente assenza di metastasi a distanza.
Gli autori sottolineano che i pazienti presentati in questa analisi sono pazienti nuovi rispetto alle casistiche precedentemente pubblicate.
Il protocollo prevedeva che la SABR venisse somministrata alla dose di 54 Gy in 3 frazioni (per le lesioni periferiche) o 50 Gy in 4 frazioni (per le lesioni centrali, con un boost simultaneo sulla massa per un totale di 60 Gy).
Endpoint primario dell’analisi era la sopravvivenza a 3 anni.
Allo scopo di confrontare la casistica trattata con SABR con una casistica paragonabile per caratteristiche cliniche trattata con chirurgia, gli autori hanno incluso nell’analisi una casistica chirurgica trattata presso la medesima istituzione, sottoposta a lobectomia e linfoadenectomia mediastinica condotta in toracoscopia video-assistita (VATS L-MLND), nel medesimo periodo cronologico di accrual nello studio prospettico.
Gli autori hanno predefinito un margine di non inferiorità per la SABR rispetto alla chirurgia, in termini di probabilità di sopravvivenza a 3 anni. Nel dettaglio, la non inferiorità presupponeva che la sopravvivenza a 3 anni osservata con la SABR non fosse peggiore di quella osservata con la chirurgia di oltre 12 punti percentuali, corrispondenti, in termini di hazard ratio, a un margine superiore dell’intervallo di confidenza pari a 1.965. In altre parole, se la sopravvivenza con la SABR si fosse rivelata inferiore alla chirurgia, ma meno di 12 punti percentuali, gli autori avrebbero potuto dichiarare soddisfatto il criterio di non inferiorità. Da notare che un intervallo di confidenza del genere considera accettabile (quindi non inferiore) un rischio di mortalità quasi raddoppiato con la SABR rispetto alla chirurgia (1.965 è molto vicino a 2, quindi a un raddoppio del rischio).
Allo scopo di confrontare casistiche omogenee, gli autori hanno “matchato” le caratteristiche dei pazienti sottoposti a chirurgia a quelle dei pazienti inseriti nello studio con SABR, in termini di uno score basato su età, dimensioni del tumore, istologia, performance status, e interazione di sesso ed età). In questo modo, i pazienti sono stati abbinati in rapporto 1:1, con 80 pazienti trattati con SABR e 80 pazienti trattati con chirurgia.
Lo studio ha visto il trattamento con SABR di 80 pazienti, tra il settembre 2015 e il gennaio 2017.
Le analisi presentate nella pubblicazione sono state condotte dopo un follow-up mediano di 5.1 anni.
La probabilità di sopravvivenza a 3 anni è risultata pari al 91% (intervallo di confidenza al 95% 85 – 98), mentre la probabilità di sopravvivenza a 5 anni è risultata pari all’87% (intervallo di confidenza al 95% 79 – 95).
Nel complesso, la SABR è risultata discretamente tollerata, non sono stati registrati eventi avversi letali o pericolosi per la vita, mentre è stato registrato 1 solo caso di dispnea di grado 3, un caso di polmonite di grado 2 e un caso di fibrosi polmonare di grado 2.
Nella coorte di pazienti trattati con chirurgia, la probabilità di sopravvivenza a 3 anni è risultata pari al 91% (intervallo di confidenza al 95% 85 – 98) e la probabilità di sopravvivenza a 5 anni è risultata pari all’84% (intervallo di confidenza al 95% 76 – 93).
L’analisi multivariata non ha evidenziato differenze significative in sopravvivenza globale tra i 2 gruppi (SABR vs chirurgia), con un hazard ratio pari a 0.86 (intervallo di confidenza al 95% 0.45 – 1.65, p=0.65). Sulla base del margine di non inferiorità precedentemente dichiarato come accettabile in termini di sopravvivenza, la SABR è stata dichiarata non inferiore alla chirurgia.
Condurre studi randomizzati che valutino l’efficacia dei trattamenti locali (specialmente quando puntino a confrontare tra loro strategie diverse, come nel caso della chirurgia e della radioterapia) è per molti aspetti più difficile della conduzione di studi clinici condotti confrontando farmaci.
Il setting del trattamento dei tumori polmonari in stadio iniziale non è certamente il primo per il quale si discuta della necessità di evidenze randomizzate a sostegno dell’efficacia di un trattamento più recente (in questo caso la SABR) rispetto al trattamento standard secondo le linee guida (in questo caso la chirurgia).
Gli autori della pubblicazione su Lancet Oncology commentano i propri risultati con grande equilibrio, sottolineando in più punti del lavoro e della discussione che un confronto come questo NON sostituisce uno studio randomizzato. Peraltro, tenendo conto che non esistono ancora risultati di studi randomizzati sull’argomento, e che comunque uno studio di questo tipo richiede anni per la conduzione e la maturazione del follow-up, un’evidenza di livello inferiore (in quanto si tratta di una casistica a braccio singolo, per quanto confrontata con un gruppo di pazienti “appaiati” secondo la tecnica del propensity matching) ha comunque una sua rilevanza.
Abbiamo già sottolineato in varie occasioni che l’impiego di tecniche di correzione (come analisi multivariate e/o applicazione del propensity score matching) non risolve del tutto l’eventuale bias di un confronto non randomizzato.
Detto questo, i risultati dello studio STARS sono sicuramente interessanti, in quanto la SABR si conferma tecnica sicura e associata ad un’elevata chance di controllo di malattia e di sopravvivenza a lungo termine. Giustamente, nel concludere la discussione, gli autori sottolineano che la discussione di questi casi non può prescindere dalla presenza di tutti gli specialisti potenzialmente coinvolti, in quanto non può prescindere dalla discussione con il paziente delle varie opzioni terapeutiche, in primis l’intervento chirurgico.
Nelle linee guida AIOM 2020, la SABR è considerata come proponibile nei pazienti con malattia piccola (T1 N0) che presentino controindicazioni all’intervento chirurgico, mentre nei casi potenzialmente eleggibili per chirurgia non c’è una raccomandazione a favore della SABR, in considerazione dell’assenza di studi randomizzati e dei limiti dell’evidenza disponibile in letteratura al momento della stesura delle raccomandazioni.