E' ben noto che la perdita di peso alla diagnosi è un fattore prognostico negativo nei pazienti con tumore del polmone avanzato. Uno studio suggerisce anche che l'aumento di peso durante il trattamento può essere invece associato a una prognosi migliore.
Patel JD, Pereira JR, Chen J, Liu J, Guba SC, John WJ, Orlando M, Scagliotti G, Bonomi PD. Relationship between Efficacy Outcomes and Weight Gain during Treatment of Advanced, Nonsquamous, Non-small Cell Lung Cancer Patients. Ann Oncol. 2016 May 23.
Da decenni la perdita di peso non volontaria nei mesi precedenti la diagnosi di tumore del polmone è considerata un fattore fortemente associato a una prognosi negativa. Il trattamento anti-tumorale ha lo scopo di prolungare la sopravvivenza e migliorare i sintomi della malattia. Se un paziente dimostra un aumento di peso durante il trattamento, ha una prognosi migliore rispetto ai pazienti nei quali il peso rimane stabile o diminuisce? Un'analisi retrospettiva di 3 studi, condotti in pazienti con NSCLC avanzato ad istologia non squamosa, prova a rispondere a questo quesito clinico.
I 3 studi randomizzati inseriti nell'analisi retrospettiva comprendevano complessivamente 2301 pazienti con NSCLC avanzato, ad istologia non squamosa, trattati con una chemioterapia di combinazione comprendente platino. Il trattamento di prima linea, in base al protocollo di studio, poteva comprendere anche il bevacizumab o la somministrazione di terapia di mantenimento.
L'analisi retrospettiva è stata possibile in quanto i protocolli prevedevano la misurazione e la registrazione del peso corporeo in corrispondenza di ciascun ciclo di terapia.
L'analisi ha valutato l'associazione tra la variazione del peso corporeo e la prognosi, in termini di:
sopravvivenza globale;
sopravvivenza libera da progressione.
I pazienti erano divisi in 2 gruppi a seconda che, in qualunque momento successivo all'inizio del trattamento, avessero ottenuto o meno un incremento di peso superiore al 5% rispetto al peso basale.
Sul totale dei pazienti inclusi nei 3 studi, 421 (pari al 18.3%) hanno presentato un incremento di peso superiore al 5% rispetto al basale, durante il trattamento. Da sottolineare che l'incremento di peso non era necessariamente raggiunto durante le prime settimane di trattamento, ma anche dopo vari cicli e quindi vari mesi di terapia.
La sopravvivenza mediana è risultata pari a 16.7 mesi nel gruppo di pazienti che ha evidenziato un incremento di peso maggiore del 5%, rispetto ad una sopravvivenza mediana di 10.7 mesi nei rimanenti pazienti (p<0.001). All'analisi multivariata, l'incremento di peso aveva un valore prognostico indipendente (Hazard Ratio 0.54, intervallo di confidenza al 95% 0.47-0.62; p<0.001).
Analogamente, la PFS mediana è risultata migliore nel gruppo di pazienti con un incremento di peso maggiore del 5% (6.9 vs 4.8 mesi, p<0.001). All'analisi multivariata, anche nel caso della PFS l'incremento di peso aveva un valore prognostico indipendente (Hazard Ratio 0.59, intervallo di confidenza al 95% 0.52 - 0.67, p<0.001)
I pazienti con un incremento di peso superiore al 5% hanno anche presentato una maggiore probabilità di risposta obiettiva (50.8% vs 25.4%) e controllo di malattia (91.5% vs 63.6%).
L'analisi statistica del ruolo prognostico di una variabile non basale ma successiva all'inizio del periodo di osservazione (quale appunto la variazione del peso dopo l'inizio del trattamento) didovrebbe prevedere una analisi landmark, vale a dire limitarsi ai pazienti vivi dopo un certo periodo di tempo e dividerli in base alla variazione di peso. Infatti, se vengono inclusi nell'analisi tutti i pazienti, è chiaro che quelli morti precocemente saranno ragionevolmente tutti compresi nel gruppo che non ha avuto incremento di peso, e questo può rappresentare un bias che favorisce la dimostrazione di una prognosi migliore per il gruppo che ha avuto un incremento di peso. Questo problema metodologico dell'analisi è evidenziato dall'aspetto delle curve di Kaplan Meier: la curva dei pazienti senza incremento di peso inizia a "scendere" subito, quella dei pazienti con incremento di peso rimane praticamente al 100% per vari mesi prima di iniziare a scendere.
Peraltro, pur con il suddetto limite metodologico, l'analisi pubblicata su Annals of Oncology evidenzia un risultato molto ragionevole sul piano clinico e coerente con il senso comune: se un paziente che abbia iniziato una terapia di prima linea per un NSCLC avanzato presenta un aumento di peso ha una prognosi significativamente migliore rispetto agli altri pazienti nei quali il peso non varia o addirittura diminuisce.