L'anatomia patologica ed il laboratorio hanno acquisito un'importanza cruciale nella fase diagnostica del NSCLC avanzato, essendo determinanti per le decisioni terapeutiche.
Relativamente alle procedure da seguire nella pratica clinica, sono stati pubblicati su Annals of Oncology i risultati della seconda Consensus Conference dell'ESMO, tenutasi nel maggio 2013. Il panel di esperti riunitisi a Lugano ha discusso l'evidenza disponibile, elaborando specifiche raccomandazioni.
Kerr KM, et al. 2nd ESMO Consensus Conference on Lung Cancer: pathology and molecular biomarkers for non-small-cell lung cancer. Ann Oncol. 2014 Apr 8. [Epub ahead of print]
Negli ultimi anni, nel NSCLC avanzato la accurata determinazione del tipo istologico ha acquisito grande importanza per la scelta del trattamento chemioterapico migliore. In aggiunta, la disponibilità di farmaci di provata efficacia in sottogruppi di pazienti selezionati per la presenza di specifiche alterazioni molecolari (come le mutazioni attivanti di EGFR e il riarrangiamento di ALK) ha reso la determinazione di tali alterazioni parte integrante della routine diagnostica.
Si tratta di un campo in costante, veloce evoluzione, sia per l'aumento delle conoscenze molecolari, che per le innovazioni tecnologiche in fase diagnostica, che per lo sviluppo di nuovi farmaci diretti contro altri bersagli molecolari. Consapevoli di tale rapida evoluzione, l'ESMO ha riunito a Lugano, nel maggio 2013, numerosi qualificati esperti, per discutere l'evidenza disponibile ed elaborare specifiche raccomandazioni. Il paper pubblicato su Annals of Oncology sintetizza i risultati della Consensus Conference.
Ecco la sintesi delle principali raccomandazioni contenute nel paper:
1) Un patologo, possibilmente esperto di tumore del polmone, dovrebbe revisionare tutto il materiale disponibile per ciascun paziente, scegliendo quello più adatto alle analisi.
2) Con un giudizioso impiego dell'immunoistochimica, la percentuale di casi di NSCLC non altrimenti specificati (NOS) dovrebbe essere inferiore al 10%.
3) Le mutazioni di EGFR (esoni 18-21 o almeno le più comuni) e il riarrangiamento di ALK dovrebbero essere ricercati in tutti i casi non squamosi, e nei casi squamosi se l'anamnesi lo suggerisce (non fumatori o ex fumatori remoti).
4) La FISH è la tecnica standard per la determinazione di ALK, l'immunoistochimica può essere usata come screening.
5) Altre determinazioni molecolari non sono raccomandate di routine.
6) Markers predittivi di efficacia della chemioterapia non sono da considerare standard.
7) I laboratori dovrebbero partecipare a programmi di controllo di qualità.
Sono veramente numerosi gli spunti di interesse nella lettura del paper di Annals. Il patologo ha un ruolo essenziale nella diagnostica del NSCLC avanzato, e la stretta collaborazione con i clinici è essenziale per un referto ottimale che consenta le migliori decisioni terapeutiche.
E' facile prevedere che le raccomandazioni di una simile Consensus Conference avranno presto necessità di un ulteriore aggiornamento: gli autori sottolineano, ad esempio, che al momento la determinazione di markers diversi da EGFR e ALK non è parte della routine clinica, ma che esistono (con indicazioni diverse) farmaci attivi contro altri targets, come ROS1, RET e BRAF. Il panel suggerisce che tali determinazioni potrebbero essere prese in considerazione in pazienti con anamnesi suggestiva (non fumatori), negativi per EGFR e ALK, sottolineando ovviamente che l'eventuale impiego dei suddetti farmaci non è da considerarsi standard.