Un interessante studio ha analizzato l’eterogeneità delle caratteristiche molecolari tra sedi diverse degli stessi tumori, in pazienti che non avevano ricevuto alcun trattamento: la comprensione dell’eterogeneità si conferma la vera sfida per il progresso terapeutico.
Suda K, Kim J, Murakami I, Rozeboom L, Shimoji M, Shimizu S, Rivard CJ, Mitsudomi T, Tan A-C, Hirsch FR, Innate genetic evolution of lung cancers and spatial heterogeneity: analysis of treatment naïve lesions, Journal of Thoracic Oncology (2018), doi: 10.1016/ j.jtho.2018.05.039.
L’eterogeneità molecolare inter-paziente è stata ampiamente studiata, negli ultimi anni, in numerose neoplasie, compreso il tumore del polmone. Peraltro, è oggi argomento di grande interesse anche l’eterogeneità intra-paziente, sia spaziale (vale a dire l’esistenza di cloni diversi di cellule tumorali in sedi diverse di malattia), sia temporale (vale a dire la modifica delle caratteristiche molecolari in momenti diversi della storia naturale di malattia).
L’eterogeneità spaziale ha delle importanti ripercussioni sia dal punto di vista diagnostico (la biopsia di una sede di malattia non è necessariamente rappresentativa dell’intero tumore), sia dal punto di vista terapeutico (essendo il presupposto per la mancata risposta di alcune sedi di malattia).
In questo interessante filone di ricerca, si inserisce lo studio recentemente pubblicato sul Journal of Thoracic Oncology da Suda e collaboratori.
Allo scopo di analizzare l’eterogeneità tra sedi diverse di malattia, sono stati studiati i campioni (tumori primitivi, metastasi intratoraciche, metastasi extratoraciche) di 5 pazienti affetti da neoplasie polmonari, non sottoposti (per età o per scadimento delle condizioni generali) a trattamento antitumorale attivo. Nel dettaglio, sono state sottoposte a prelievi autoptici le sedi di malattia di 2 pazienti affetti da adenocarcinoma del polmone, 2 pazienti affetti da carcinoma squamoso e 1 paziente affetto da microcitoma.
Sui campioni prelevati è stata eseguita analisi dell’RNA.
Lo studio è stato condotto su 30 campioni di tessuto tumorale prelevato dai 5 pazienti (range compreso tra 4 e 9 lesioni per paziente). Il tessuto non tumorale di ciascun paziente è stato usato come controllo.
Come detto, i 5 casi erano diversi per istologia (2 adenocarcinomi, 2 squamosi, 1 microcitoma) e per storia di fumo (1 dei 2 casi di adenocarcinoma era non fumatore, mentre 1 dei 2 casi di tumore squamoso e 1 dei 2 microcitomi erano forti fumatori).
Gli autori hanno confrontato il pattern di caratteristiche molecolari di ciascuna lesione di ciascun paziente, allo scopo di capire se le caratteristiche di espressione genica del tumore sono maggiormente influenzate dal tumore o dalla sede (microambiente). Da questo punto di vista, le analisi hanno suggerito che l’espressione genica del tumore è determinata più dalle cellule tumorali in sé che non dal microambiente tumorale. Le caratteristiche complessive dell’espressione genica hanno anche confermato una sovrapposizione con l’istologia (i 4 casi di NSCLC avevano caratteristiche simili tra loro e diverse dal caso di microcitoma, mentre, nell’ambito dei casi di NSCLC, i 2 casi di adenocarcinoma avevano caratteristiche più simili tra loro rispetto ai 2 casi di tumore squamoso).
Le analisi hanno rivelato un elevato numero di pathways disregolate. Tali alterazioni sono però distinte nei tumori primitivi rispetto alle sedi metastatiche. Confrontando le caratteristiche delle sedi metastatiche rispetto ai tumori primitivi, a livello delle metastasi erano più spesso up-regolate pathways di proliferazione cellulare, mentre pathways legate alla stimolazione del sistema immunitario erano più spesso down-regolate.
I risultati dell’analisi si aggiungono agli studi che, negli ultimi anni, hanno consentito di acquisire importanti informazioni sulla biologia del tumore del polmone.
Gli autori sottolineano che le implicazioni di questi risultati per quanto riguarda i trattamenti personalizzati sono in parte positive (prospettando opportunità terapeutiche) in parte negative (evidenziando i limiti dell’efficacia di ogni approccio diretto contro alterazioni presenti solo in una proporzione delle cellule tumorali).
Pur evidenziando una discreta riproducibilità della ricerca di mutazioni sul tessuto primitivo rispetto al tessuto delle metastasi (con i limiti legati alla sensibilità della tecnica impiegata, che era basata sull’analisi dell’RNA e non del DNA), lo studio ha anche evidenziato la diversità, legata all’evoluzione di malattia, tra le alterazioni del tumore primitivo e delle metastasi in termini di pathways disregolate.