Una raccolta retrospettiva internazionale descrive i trattamenti e l’outcome dei pazienti con tumore del polmone ALK+ dopo la progressione con crizotinib: è il setting di malattia nel quale ora si collocano i nuovi inibitori di seconda generazione.
Cadranel Jacques, Park Keunchil, Arrieta Oscar, Pless Miklos, Bendaly Edmond, Patel Dony, Sasane Medha, Nosal Adam, Swallow Elyse, Galebach Philip, Kageleiry Andrew, Stein Karen, Degun Ravi, Zhang Jie.Characteristics, treatment patterns, and survival among ALK+ non-small cell lung cancer (NSCLC) patients treated with crizotinib: A chart review study. Lung Cancer http://dx.doi.org/10.1016/j.lungcan.2016.05.004
Diversi inibitori di ALK di nuova generazione sono stati recentemente approvati, o lo saranno nel prossimo futuro, per i pazienti per i quali il crizotinib ha rappresentato il primo farmaco a bersaglio molecolare disponibile nella pratica clinica.
Uno studio recentemente pubblicato su Lung cancer descrive, in maniera retrospettiva, le caratteristiche di malattia, le sequenze terapeutiche e l’outcome di una serie di pazienti ALK+.
Lo studio è stato condotto in centri statunitensi, europei, asiatici e sudamericani.
I medici partecipanti allo studio identificavano i pazienti con tumore del polmone avanzato ALK+, trattati con crizotinib.
L’outcome dei pazienti è stato descritto in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e in termini di sopravvivenza globale.
Lo studio ha raccolto I dati di 158 pazienti, trattati con crizotinib, nel periodo compreso tra il 2014 ed il 2015. Il 47% dei pazienti era fumatore.
I pazienti avevano ricevuto crizotinib come prima, seconda o successiva linea di trattamento, con differenze a seconda dell’area geografica: la maggioranza relativa dei pazienti aveva ricevuto il crizotinib come trattamento di seconda linea (41%) ed era quindi pretrattato con chemioterapia.
Complessivamente, il 53% dei pazienti che avevano interrotto il crizotinib per progressione di malattia aveva ricevuto altri trattamenti attivi anti-tumorali: nel dettaglio, il 44% dei pazienti aveva ricevuto un inibitore di ALK di nuova generazione, e il 42% dei pazienti aveva ricevuto una chemioterapia.
La sopravvivenza mediana complessiva, calcolata dal momento della progressione con crizotinib, è risultata pari a 8.2 mesi.
La sopravvivenza è risultata diversa nel gruppo di pazienti che avevano ricevuto, dopo la progressione con crizotinib, un farmaco anti-ALK di nuova generazione (sopravvivenza mediana non raggiunta), rispetto al gruppo di pazienti che non aveva ricevuto tali farmaci (sopravvivenza mediana 4.9 mesi).
Nei pazienti che avevano ricevuto chemioterapia dopo crizotinib, la PFS mediana dal momento dell’inizio della chemioterapia è risultata pari a 3.6 mesi.
Il confronto retrospettivo tra gruppi di pazienti può essere gravato da importanti bias di selezione, e quindi la notevole differenza di aspettativa di vita tra i pazienti che, dopo il fallimento di crizotinib, avevano avuto l’opportunità di ricevere farmaci anti-ALK di seconda generazione e i rimanenti pazienti va letta con cautela. Come gli autori stessi sottolineano nella discussione, molti dei pazienti appartenenti al primo gruppo avevano ricevuto tali farmaci in quanto inseriti in sperimentazioni cliniche, e quindi sicuramente selezionati rispetto alle condizioni dei pazienti che non avevano ricevuto altri trattamenti anti-ALK.
Con la suddetta importante limitazione, il dato pubblicato su Lung Cancer fotografa lo scenario terapeutico nel quale si stanno inserendo, e si inseriranno nel prossimo futuro, vari farmaci di seconda generazione, aumentando sicuramente il numero di pazienti che riceveranno sequenze di tali trattamenti.
La casistica inserita nello studio retrospettivo era eterogenea in quanto alcuni pazienti avevano ricevuto il crizotinib come terapia di prima linea (essenzialmente negli Stati Uniti) mentre molti altri lo avevano ricevuto come seconda linea o successiva, coerentemente con l’indicazione registrata in Europa e in altri paesi del mondo.
Gli autori portano all’attenzione del lettore il dato dell’elevata percentuale di pazienti fumatori, più alta rispetto alle casistiche di pazienti ALK+ precedentemente inseriti negli studi registrativi. Saranno gli studi di epidemiologia molecolare dei pazienti con tumore del polmone, basati su un numero di test ormai molto alto nella pratica clinica in Italia come in altri paesi, a dirci nel prossimo futuro quanto questo dato sia dovuto ad un casuale sbilanciamento della casistica retrospettiva, e quanto sia invece meritevole di ulteriori approfondimenti.