Al momento della definizione di progressione di malattia secondo RECIST, le caratteristiche di malattia dei pazienti con tumore del polmone EGFR mutato possono essere molto diverse. Autori giapponesi ribadiscono questo concetto presentando la loro casistica.
Yoshida Tatsuya, Yoh Kiyotaka, Niho Seiji, Umemura Shigeki, Matsumoto Shingo, Ohmatsu Hironobu, Ohe Yuichiro, Goto Koichi. RECIST progression patterns during EGFR tyrosine kinase inhibitor treatment of advanced non-small cell lung cancer patients harboring an EGFR mutation. Lung Cancer http://dx.doi.org/10.1016/j.lungcan.2015.09.025
I pazienti con tumore del polmone positivo per la mutazione di EGFR, da alcuni anni, sono trattati nella grande maggioranza dei casi in prima linea con un inibitore di tirosino-chinasi di EGFR. D’altro canto, lo sviluppo di resistenza (e quindi la progressione di malattia) è la regola, dopo un periodo di tempo più o meno lungo di controllo della malattia.
Negli ultimi anni, è apparso chiaro che la progressione di malattia secondo i criteri RECIST può in realtà accomunare situazioni cliniche molto differenti tra loro, in termini di condizioni generali del paziente, sedi e rapidità della progressione, opportunità di modificare immediatamente il trattamento oppure proseguire il trattamento in corso.
Autori giapponesi hanno pubblicato su Lung Cancer un’ampia casistica di pazienti con mutazione di EGFR, con particolare attenzione alla descrizione delle caratteristiche al momento della progressione di malattia. In particolare, hanno retrospettivamente preso in rassegna i pazienti consecutivi con mutazione di EGFR, trattati tra il 2008 ed il 2012 con erlotinib o con gefitinib, e hanno selezionato quelli che hanno registrato progressione di malattia.
L’articolo si propone di descrivere:
Gli autori giapponesi descrivono una casistica complessiva di 160 pazienti, dei quali 104 aveva avuto una progressione strumentale secondo i criteri RECIST. Di questi 104 pazienti, 96 avevano una mutazione comune dell’EGFR, e 49 avevano ricevuto erlotinib o gefitinib come trattamento di prima linea.
In prima linea, il trattamento con un inibitore aveva prodotto una proporzione di risposte obiettive pari al 69%, con una sopravvivenza libera da progressione mediana pari a 8.2 mesi.
Al momento della progressione strumentale di malattia secondo i criteri RECIST, il 42% dei pazienti erano sintomatici, ma il restante 58% non aveva sintomi.
La sede della progressione di malattia era una localizzazione isolata all’encefalo nel 17% dei casi, e sistemica nel rimanente 83% dei casi.
Il 23% dei pazienti aveva progressione di malattia in una sede solitaria, e il rimanente 77% in sedi multiple.
Dopo la progressione secondo RECIST, 40 pazienti (pari al 38%) avevano continuato il trattamento con l’inibitore di EGFR “beyond progression”, 25 pazienti (pari al 24%) avevano interrotto l’inibitore passando a chemioterapia, e 10 pazienti (pari al 10%) avevano ricevuto una radioterapia per una sede isolata di progressione (nel dettaglio, encefalo in 6 casi, osso in 3 casi, polmone in 1 caso).
La sopravvivenza post-progressione mediana è risultata pari a 10.8 mesi. All’analisi multivariata, i fattori associati ad una più lunga aspettativa di vita risultavano l’assenza di sintomi (hazard ratio 0.36, intervallo di confidenza al 95% 0.21 – 0.60, p<0.001) e la progressione in una lesione solitaria (hazard ratio 0.44, intervallo di confidenza al 95% 0.18 – 0.98, p=0.04).
Il lavoro giapponese recentemente pubblicato su Lung Cancer non porta alla nostra attenzione concetti “nuovi”, ma ribadisce (e contribuisce a “quantificare”) l’eterogeneità degli scenari clinici al momento della progressione di malattia dei pazienti con tumore del polmone EGFR mutato, in trattamento con un inibitore di EGFR.
Negli ultimi anni, numerose pubblicazioni ed osservazioni hanno sottolineato la possibilità di proseguire il trattamento in corso con l’inibitore, quando la progressione formale secondo RECIST sia limitata ad una singola sede (specialmente se trattabile localmente) e quando non si accompagni ad uno scadimento dei sintomi (che faccia propendere per un “fallimento” definitivo della terapia in corso).
Nella casistica presentata dai giapponesi, infatti, un numero rilevante di pazienti continuava l’inibitore beyond progression, e l’analisi multivariata della sopravvivenza libera da progressione, dal risultato abbastanza “scontato”, sottolinea che i pazienti senza sintomi e con una progressione in una sede isolata sono quelli in cui è ragionevole prevedere un’aspettativa di vita più lunga.