Negli ultimi mesi, la strategia di inibizione di PD-1 e PD-L1 ha prodotto interessanti risultati, sebbene preliminari, nel NSCLC avanzato. Su Annals of Oncology, autori giapponesi descrivono l'espressione di PD-L1 in casi operati. Indovinate dove è più espressa? Nei casi EGFR-mutati.
Azuma K et al. Association of PD-L1 overexpression with activating EGFR mutations in surgically resected non-small cell lung cancer. Ann Oncol 2014 Jul 9. [Epub ahead of print]
Recentemente, grande risalto hanno avuto i risultati preliminari di anticorpi diretti contro PD-1 e PD-L1, molecole implicate nell' "immune checkpoint", in varie neoplasie solide tra cui il tumore del polmone non-a-piccole cellule avanzato. Rimane ancora da chiarire l'esatto ruolo predittivo dell'espressione dei bersagli nell'attività di tali anticorpi.
Nel frattempo, autori giapponesi hanno valutato l'espressione di PD-L1 in una serie di tumori del polmone operati, descrivendone l'associazione con le caratteristiche cliniche e patologiche.
Nel dettaglio, l'espressione di PD-L1 è stata valutata, mediante immunoistochimica, in 164 campioni di NSCLC sottoposti a resezione chirurgica. Gli autori hanno anche descritto, nella medesima pubblicazione, l'espressione di PD-L1 sulla membrana cellulare di linee cellulari di NSCLC, differenziandole in linee EGFR-mutate ed EGFR-wildtype.
L'espressione di PD-L1, nella casistica giapponese, è risultata più elevata nelle donne rispetto agli uomini, nei non-fumatori rispetto ai fumatori, e nei pazienti con adenocarcinoma rispetto ai casi di tumore squamoso.
L'analisi multivariata ha evidenziato un'associazione significativa con l'aumentata espressione di PD-L1 per la presenza della mutazione di EGFR e per l'istologia adenocarcinoma.
Gli autori giapponesi hanno anche descritto, coerentemente con i suddetti risultati, una aumentata espressione sulla superficie cellulare, misurata mediante citofluorimetria, di PD-L1 nelle linee cellulari di NSCLC positive per la presenza di mutazioni attivanti di EGFR, rispetto alle linee cellulari EGFR wild-type. Nelle linee positive per la mutazione di EGFR, l'esposizione ad erlotinib induce una down-regolazione di PD-L1, suggerendo che l'overespressione della molecola è direttamente legata all'attivazione della pathway di EGFR.
Infine, è interessante sottolineare che l'analisi prognostica ha documentato una sopravvivenza significativamente peggiore per i casi con aumentata espressione di PD-L1.
La pubblicazione degli autori giapponesi offre vari interessanti spunti. I dati preliminari ottenuti con vari anticorpi diretti contro PD-1 e contro PD-L1 suggeriscono che tali molecole potrebbero presto avere uno spazio nel trattamento del NSCLC avanzato. Peraltro, la caratterizzazione dell'espressione del PD-L1 nei casi operati è particolarmente "affascinante", per le possibili future applicazioni terapeutiche nell'ambito del setting adiuvante.
In aggiunta, l'overespressione del PD-L1 nei casi con mutazione di EGFR offre spunti per un'interessante ipotesi di impiego della strategia immuno-terapica in tali pazienti. Quale possa essere il ruolo di una terapia di combinazione (inibitori di EGFR e inibitori dell'"immune-checkpoint") nella malattia avanzata, o addirittura nei casi operati) sarà il futuro (speriamo prossimo) a definirlo.