La pleurectomia / decorticazione e la pneumonectomia extrapleurica rappresentano opzioni terapeutiche comunemente impiegate in pazienti con mesotelioma pleurico eleggibili per l'intervento chirurgico. In assenza di studi randomizzati che abbiano quantificato il reale beneficio associato a tali procedure, l'analisi retrospettiva di un'ampia casistica italiana alimenta il dibattito su questo argomento.
Bovolato P et al. Does surgery improve survival of patients with malignant pleural mesothelioma?: a multicenter retrospective analysis of 1365 consecutive patients. J Thorac Oncol. 2014 Mar;9(3):390-6.
Gli autori hanno analizzato i dati di 1365 pazienti consecutivi affetti da mesotelioma pleurico, trattati presso 6 centri italiani tra il 1982 ed il 2012.
Ai fini dell'analisi, i pazienti sono stati retrospettivamente divisi in 4 gruppi, in base al trattamento ricevuto: 1) sola terapia di supporto (690 pazienti); 2) chemioterapia senza chirurgia (172 pazienti); 3) pleurectomia / decorticazione con o senza chemioterapia (202 pazienti); 4) pneumonectomia extrapleurica (301 pazienti).
L'esito dei diversi gruppi di pazienti è stato analizzato in un'analisi multivariata, tenendo conto dei principali fattori prognostici noti.
La pubblicazione del Journal of Thoracic Oncology presenta i risultati dopo un follow-up mediano di 6.7 anni. La sopravvivenza mediana risultava pari a 11.7 mesi per i pazienti trattati con sola terapia di supporto o chemioterapia, 20.5 mesi per i pazienti trattati con pleurectomia / decorticazione, 18.8 mesi per i pazienti trattati con pneumonectomia.
All'analisi multivariata, l'impiego di chemioterapia era associato ad un esito migliore, insieme con l'età inferiore a 70 anni e l'istotipo epiteliale. Nel sottogruppo dei pazienti con caratteristiche prognostiche favorevoli, non si evidenziava differenza significativa tra i vari trattamenti, in particolare non c'era differenza significativa per i pazienti operati rispetto a quelli non operati.
Per quanto l'analisi multivariata corregga almeno in parte il bias legato all'ovvio sbilanciamento dei fattori prognostici tra i gruppi di trattamento, un'analisi retrospettiva non può rispondere in maniera definitiva al quesito relativo all'efficacia della chirurgia.
Tale risposta dovrebbe provenire da studi randomizzati, ma in questo setting non è facile disegnarli e condurli in maniera adeguata.