Uno studio di fase III recentemente pubblicato su Lancet ha valutato l'efficacia della radioterapia toracica nei pazienti con microcitoma esteso che abbiano risposto alla chemioterapia. Sono sufficienti i risultati, parzialmente positivi, a modificare la pratica clinica?
Slotman BJ, van Tinteren H, Praag JO, Knegjens JL, El Sharouni SY, Hatton M, Keijser A, Senan S, Faivre-Finn C. Use of thoracic radiotherapy for extensive stage small-cell lung cancer: a phase 3 randomised controlled trial. Lancet. 2014 Sep 12. [Epub ahead of print]
La radioterapia toracica è parte essenziale del trattamento dei pazienti con microcitoma in stadio limitato. Nei pazienti con malattia estesa, invece, il trattamento standard è rappresentato dalla chemioterapia, seguita nei pazienti in risposta dall'irradiazione encefalica a scopo profilattico.
Partendo dalla considerazione che il controllo di malattia a livello toracico rimane una criticità in molti pazienti con malattia estesa, Ben Slotman e altri colleghi olandesi, belgi, britannici e norvegesi hanno disegnato uno studio di fase III per valutare l'efficacia della radioterapia toracica in aggiunta alla profilassi encefalica in pazienti con microcitoma esteso in risposta dopo trattamento chemioterapico.
I pazienti assegnati al braccio sperimentale ricevevano radioterapia toracica alla dose di 30 Gray in 10 frazioni. I pazienti in entrambi i bracci ricevevano irradiazione profilattica encefalica.
Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza a 1 anno. Endpoint secondario era la sopravvivenza libera da progressione.
Lo studio ha randomizzato 498 pazienti tra il 2009 ed il 2012. La sopravvivenza ad 1 anno dalla randomizzazione non è risultata significativamente diversa tra i due bracci: 33% per i pazienti assegnati a radioterapia toracica e 28% nel braccio di controllo. L'Hazard Ratio è risultata pari a 0.84 (intervallo di confidenza al 95% 0.69 – 1.01, p=0.066).
La sopravvivenza a 2 anni (che non era endpoint primario dello studio) è risultata significativamente migliore nel braccio sperimentale (13% vs 3%).
Complessivamente, l'aggiunta della radioterapia toracica non ha prodotto tossicità inaccettabili.
Gli autori dello studio pubblicato su Lancet hanno prodotto un'importante evidenza sul potenziale ruolo della radioterapia toracica nei pazienti con microcitoma esteso. Non c'è dubbio che, almeno in una parte di pazienti, il controllo di malattia a livello toracico condiziona l'andamento di malattia rispetto alle metastasi extra-toraciche.
Nelle conclusioni dell'articolo, Slotman e colleghi sostengono che "la radioterapia toracica in aggiunta all'irradiazione encefalica profilattica dovrebbe essere considerata in tutti i pazienti con microcitoma che rispondono alla chemioterapia". Va detto però che lo studio si è concluso con un risultato formalmente negativo, per quanto il vantaggio in termini di sopravvivenza a 2 anni suggerisca che un gruppo di pazienti possa effettivamente giovarsi, a medio-lungo termine, del controllo locale garantito dalla radioterapia.
Più equilibrata appare la conclusione dell'editoriale che accompagna l'articolo, a firma di Jan van Meerbeck e David Ball. Questi ultimi sostengono che il risultato dello studio si può applicare solo a pazienti selezionati. Sicuramente non avrebbe senso applicarlo a pazienti che, dopo la chemioterapia, presentino ancora un carico di malattia extra-toracica importante, con residuo minimo a livello toracico, mentre può avere un senso prendere in considerazione la radioterapia toracica nei pazienti che presentino una situazione opposta.