Sul piano concettuale, nell'era dei farmaci target, la re-biopsia dopo la progressione può fornire informazioni importanti per il trattamento dei pazienti con NSCLC avanzato. Ma non è facile una sua applicazione nella pratica clinica... Uno studio francese ne descrive opportunità e limiti.
Chouaid C, Dujon C, Do P, Monnet I, Madroszyk A, Le Caer H, Auliac JB, Berard H, Thomas P, Lena H, Robinet G, Baize N, Bizieux-Thaminy A, Fraboulet G, Locher C, Le Treut J, Hominal S, Vergnenegre A. Feasibility and clinical impact of re-biopsy in advanced non small-cell lung cancer: A prospective multicenter study in a real-world setting (GFPC study 12-01). Lung Cancer. 2014 Aug 29. [Epub ahead of print]
In considerazione della "resistenza adattativa" e dei cambiamenti nelle caratteristiche molecolari del tumore in seguito al trattamento e alla inevitabile progressione di malattia, la re-biopsia può fornire informazioni importanti per le successive decisioni terapeutiche. Sul piano concettuale, l'analisi molecolare può portare all'identificazione dei meccanismi di resistenza e alla diagnosi di alterazioni "target" diverse rispetto a quelle evidenziate precedentemente. La recente disponibilità di nuovi farmaci a bersaglio molecolare rende interessante la possibilità di eseguire una seconda caratterizzazione molecolare al momento della progressione, e probabilmente ciò sarà sempre più vero nei prossimi anni.
Nella pratica clinica, tuttavia, l'esecuzione della re-biopsia può avere dei limiti, sul piano della fattibilità e del rischio di complicanze. Chouaid e colleghi hanno pubblicato su Lung Cancer la loro esperienza, già presentata nel 2013 a Sidney. In questo studio, con approccio "pragmatico", ai centri veniva chiesto di inserire pazienti consecutivi per i quali il clinico ritenesse appropriata l'esecuzione di una re-biopsia.
Endpoint primario di questo studio descrittivo era la percentuale di procedure andate a buon fine. Endpoints secondari erano il tipo di procedura eseguita, la descrizione della nuova caratterizzazione molecolare del tumore, e l'impatto in termini di scelte terapeutiche.
Lo studio è stato condotto presso 18 centri francesi tra il maggio 2012 ed il maggio 2013. Complessivamente sono stati inseriti nello studio 100 pazienti, le cui caratteristiche risentono ovviamente della maggioranza di soggetti con NSCLC caratterizzato da alterazioni molecolari: 89% di adenocarcinomi, 56% di donne. L'88% dei pazienti aveva un buon performance status (0-1). Il 50% dei casi, alla precedente caratterizzazione, aveva una mutazione di EGFR.
Nel 20% dei casi non è stato possibile eseguire la re-biopsia. Inoltre, nel 26% dei casi, il materiale prelevato era assente o troppo scarso per consentire un'adeguata analisi molecolare.
In 25 casi (25% del totale dei pazienti inseriti, 30% di quelli in cui la re-biopsia è stata eseguita), la procedura ha fornito informazioni utili per la decisione terapeutica.
Nel complesso, l'esecuzione della re-biopsia non ha comportato eccessive complicanze: gli autori descrivono 2 casi di sanguinamento e 1 caso di pneumotorace.
Sebbene le attuali linee-guida non prevedano l'esecuzione di routine di una re-biopsia alla progressione di malattia, è facile prevedere che essa sarà sempre più indicata con l'aumentare delle conoscenze sui meccanismi di resistenza e con l'aumentare delle opzioni terapeutiche disponibili nella pratica clinica.
Il lavoro degli autori francesi può essere letto da due punti di vista: da una parte, l'esito della re-biopsia ha avuto implicazioni nella successiva decisione terapeutica in circa il 30% dei pazienti, e questa percentuale potrebbe aumentare in futuro grazie alla disponibilità di nuovi farmaci. D'altra parte, è preoccupante che in quasi la metà dei pazienti la biopsia non sia stata eseguita (nonostante l'indicazione potenziale e il consenso del paziente), oppure abbia prodotto materiale assente o troppo scarso per eseguire le analisi.
Questo secondo aspetto enfatizza il problema della reale fattibilità della procedura, problema che per il tumore del polmone si potrà rivelare non secondario. Da questo punto di vista, la messa a punto di "biopsie liquide", consentendo di eseguire le analisi molecolari su siero o sangue e di evitare di sottoporre il paziente a una seconda biopsia, potrebbe essere molto utile.