Negli ultimi tempi, è molto cresciuto l'interesse scientifico per il ruolo predittivo di una risposta metabolica precoce (misurata mediante PET) sull'efficacia dei trattamenti anti-tumorali, in pazienti affetti da varie neoplasie solide.
Uno studio giapponese, recentemente pubblicato su Clinical Lung Cancer, suggerisce che la risposta metabolica alla PET eseguita dopo soli 3 giorni dall'inizio del trattamento può predire sia la probabilità di progressione che la sopravvivenza, in particolare nei pazienti trattati con farmaci a bersaglio molecolare.
Kanazu M et al. Early Pharmacodynamic Assessment Using (18)F-Fluorodeoxyglucose Positron-Emission Tomography on Molecular Targeted Therapy and Cytotoxic Chemotherapy for Clinical Outcome Prediction. Clin Lung Cancer. 2014 Jan 9. [Epub ahead of print]
Gli autori giapponesi hanno condotto lo studio metabolico in 38 pazienti con NSCLC avanzato, 19 dei quali hanno ricevuto trattamento con gefitinib, e 19 hanno ricevuto trattamento con chemioterapia (carboplatino + paclitaxel). In ogni paziente, il trattamento era scelto a discrezione dei clinici. La maggior parte dei pazienti trattati con gefitinib presentavano mutazione di EGFR (12 su 19), mentre 17 su 19 pazienti trattati con carbo/paclitaxel erano EGFR wild-type.
I pazienti venivano sottoposti a PET dopo 3 giorni e dopo 28 giorni dall'inizio del trattamento antitumorale, e classificati in base alla risposta metabolica (% di riduzione del SUVmax: una riduzione percentuale di almeno il 25% configurava la classificazione come "responder").
Nei pazienti trattati con gefitinib, il gruppo di pazienti "responders" alla PET eseguita dopo soli 3 giorni presentava una sopravvivenza libera da progressione e una sopravvivenza globale nettamente migliori rispetto ai pazienti "non responders". L'associazione risultava meno chiara nei pazienti trattati con chemioterapia.
I suddetti risultati si confermano anche all'analisi multivariata.
Gli autori sottolineano che il paziente con mutazione di EGFR non-responder alla PET dopo 3 giorni, non aveva poi risposto al gefitinib, riportando progressione di malattia alla successiva valutazione strumentale. Al contrario, un paziente EGFR wild-type, trattato con gefitinib, responder alla PET dopo 3 giorni, aveva poi ottenuto una lunga stabilità di malattia.
Negli ultimi anni, sono aumentati gli studi sul ruolo predittivo di una valutazione metabolica precoce nei pazienti in trattamento anti-tumorale.
Se l'assenza di risposta metabolica consentisse di predire accuratamente la successiva attività del trattamento, invece di misurarla settimane / mesi dopo con i classici criteri strumentali, questo consentirebbe di interrompere subito un trattamento non efficace, con importanti risparmi in termini di costi, e il paziente potrebbe ricevere eventuali trattamenti diversi.
Lo studio giapponese, vista la scarsa numerosità di pazienti, apre più quesiti di quelli che risolve, ma fornisce risultati molto interessanti, specialmente considerando la tempistica molto precoce di esecuzione della PET (soli 3 giorni) e i dati particolarmente positivi nei pazienti trattati con terapia target, rispetto alla chemioterapia.