Uno studio osservazionale inglese richiama l’attenzione sui benefici associati alla cessazione del fumo per i pazienti che ricevano una diagnosi di tumore del polmone. Con tutti i limiti di uno studio osservazionale condotto su una casistica eterogenea per numerosi fattori prognostici, un messaggio importante per i pazienti e per chi li prende in carico.
Rachel E. Gemine, Gareth Davies, Kirsty Lanyon, Sarah Rees, Ian Campbell, Keir E. Lewis. Quitting smoking improves two-year survival after a diagnosis of non-small cell lung cancer. Lung Cancer 2023, https://doi.org/10.1016/j.lungcan.2023.107388.
La letteratura è già chiara sul fatto che il fumo non è soltanto il principale fattore di rischio di insorgenza di un tumore del polmone, ma che fumare alla diagnosi risulta associato a una peggiore sopravvivenza dei pazienti. E’ anche descritto un effetto negativo del fumo sulla tollerabilità ai trattamenti, e già questo rappresenterebbe un ottimo motivo per incoraggiare la cessazione del fumo in chi riceva una diagnosi di tumore del polmone e debba sottoporsi alle conseguenti terapie.
Peraltro, non sono del tutto chiari gli effetti dello smettere di fumare sulla sopravvivenza.
Proprio per rispondere a quest’ultimo quesito, è stato condotto uno studio osservazionale multicentrico nel Regno Unito (NCT01192256), nel quale sono stati seguiti tutti i pazienti con nuova diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC), fino all’eventuale decesso e per un massimo di 2 anni. Ai pazienti sono stati offerti consigli e trattamenti per smettere di fumare, in accordo alle linee guida nazionali e alla disponibilità dei servizi locali. Lo stato di fumatore è stato verificato dai livelli di monossido di carbonio esalato.
I pazienti fumatori al momento della diagnosi (ovvero coloro che dichiaravano di aver fumato nel mese precedente la diagnosi o avessero un livello significativo di monossido di carbonio nel respiro) sono stati divisi in due gruppi (coloro che hanno continuato a fumare vs coloro che hanno smesso di fumare entro 3 mesi dalla diagnosi).
Tali gruppi sono stati confrontati in termini di sopravvivenza mediante analisi di Kaplan-Meier e mediante modello di Cox.
In totale, di 3792 pazienti seguiti nei 33 centri di Inghilterra e Galles partecipanti allo studio, 2751 erano eleggibili avendo ricevuto una diagnosi cito-istologica di NSCLC. Di questi, 690 erano fumatori al momento della diagnosi, 646 dei quali erano valutabili per l’analisi principale dello studio.
Nel dettaglio, 147 pazienti dei 646 (pari al 23%) ha smesso di fumare nei 3 mesi immediatamente successivi alla diagnosi. Il gruppo di questi 147, rispetto al gruppo di coloro che hanno continuato a fumare (499 pazienti, 77%), aveva caratteristiche simili in termini di età, ma i due gruppi risultavano sbilanciati in termini di stadio (più pazienti con malattia metastatica tra coloro che hanno proseguito a fumare), in termini di performance status e di comorbidità.
La probabilità di sopravvivenza a 2 anni dalla diagnosi è risultata pari al 45% (intervallo di confidenza al 95% dal 37 al 53%) nel gruppo di coloro che avevano smesso di fumare, rispetto al 32% (intervallo di confidenza al 95% dal 28% al 36%= nel gruppo di coloro che avevano continuato a fumare.
La sopravvivenza mediana nella casistica analizzata è risultata pari a 659 giorni nel gruppo di coloro che avevano smesso di fumare rispetto a 348 giorni nel gruppo di chi ha continuato a fumare (log-rank test, p<0.01).
Nell’analisi multivariata che comprendeva tra le covariate, oltre alla cessazione del fumo dopo la diagnosi, età, sesso, stadio, performance status, intervento chirurgico con intento curativo, radioterapia radicale e comorbilità, la cessazione del fumo è risultata associata a un rischio significativamente inferiore di decesso (hazard ratio 0.75, intervallo di confidenza al 95% 0.58 – 0.98).
Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori concludono che “smettere di fumare risulta associato in modo indipendente e significativo a un miglioramento della sopravvivenza, indipendentemente dallo stadio del NSCLC”. Pertanto, gli autori raccomandano che i consigli e gli eventuali trattamenti per smettere di fumare siano offerti a coloro che, al momento della diagnosi di tumore del polmone, risultino ancora fumatori.
Naturalmente, l’analisi univariata, pur producendo curve di Kaplan Meier di grande “impatto” in quanto la sopravvivenza dei pazienti che hanno smesso di fumare appare nettamente migliore di quelli che avevano continuato a fumare, è abbastanza debole, in quanto i 2 gruppi confrontati sono differenti per stadio di malattia (e quindi per prognosi e per tipo di trattamento ricevuto).
Peraltro, l’associazione tra cessazione del fumo e outcome è rimasta significativa all’analisi multivariata, nella quale i principali fattori prognostici (compresi quelli sbilanciati tra i due gruppi) erano inclusi.
La natura multicentrica dello studio è elencata dagli autori tra i punti di forza del loro lavoro, per quanto si debba anche sottolineare che i centri partecipanti erano eterogenei in termini di offerta di programmi di cessazione del fumo e supporto a coloro che provavano a smettere. Lo stato socio-economico non è stato incluso tra le variabili analizzate, e nemmeno l’eventuale uso di sigarette elettroniche.