Pubblicati da Lancet i risultati dello studio IMpower010, che ha valutato l’efficacia dell’immunoterapico atezolizumab in pazienti operati per un tumore del polmone, dopo la chemioterapia adiuvante. L’immunoterapia sarà standard terapeutico anche negli stadi precoci?
Felip E, Altorki N, Zhou C, Csőszi T, Vynnychenko I, Goloborodko O, Luft A, Akopov A, Martinez-Marti A, Kenmotsu H, Chen YM, Chella A, Sugawara S, Voong D, Wu F, Yi J, Deng Y, McCleland M, Bennett E, Gitlitz B, Wakelee H; IMpower010 Investigators. Adjuvant atezolizumab after adjuvant chemotherapy in resected stage IB-IIIA non-small-cell lung cancer (IMpower010): a randomised, multicentre, open-label, phase 3 trial. Lancet. 2021 Sep 17:S0140-6736(21)02098-5. doi: 10.1016/S0140-6736(21)02098-5. Epub ahead of print. PMID: 34555333.
I pazienti operati per un tumore del polmone non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC) hanno un rischio di recidiva non trascurabile, e in assenza di controindicazioni, almeno per I pazienti in stadio II e III viene proposta una chemioterapia adiuvante con platino. La chemioterapia ha infatti dimostrato un significativo beneficio in termini di miglioramento della sopravvivenza globale.
Di recente, importanti novità sono venute dall’impiego, nel setting adiuvante, dell’inibitore dell’ Epidermal Growth Factor receptor (EGFR) osimertinib nei casi caratterizzati dalla presenza di mutazione dell’EGFR, in quanto tale farmaco ha dimostrato un chiaro beneficio in termini di sopravvivenza libera da malattia, nell’ambito di uno studio randomizzato che prevedeva il confronto con placebo in chi avesse già completato la chemioterapia adiuvante oppure non avesse avuto indicazione a riceverla.
Se il suddetto studio rappresenta la prima, importante premessa per l’introduzione dei farmaci a bersaglio molecolare nel setting adiuvante, in questi anni importanti studi clinici stanno valutando nel medesimo setting l’altra classe di farmaci innovativi ormai standard nella malattia avanzata, vale a dire l’immunoterapia.
In questo scenario si inserisce lo studio IMpower 010, studio randomizzato di fase III, multicentrico, internazionale, in aperto, che ha valutato l’efficacia del farmaco immunoterapico antiPD-L1 atezolizumab dopo il completamento della chemioterapia adiuvante.
Lo studio prevedeva l’inclusione di pazienti precedentemente sottoposti a resezione chirurgica radicale, in stadio patologico compreso tra IB (tumori di dimensioni superiori a 4 cm) e IIIA.
Tutti i pazienti avevano ricevuto chemioterapia adiuvante contenente platino (da 1 a 4 cicli).
I pazienti erano randomizzati in rapporto 1:1 tra il braccio sperimentale e il braccio di controllo.
Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da malattia (disease-free survival, DFS) sulla base della valutazione degli sperimentatori.
Il protocollo prevedeva un’analisi gerarchica, per cui la superiorità del trattamento sperimentale in termini di DFS sarebbe stata testata prima nella popolazione di pazienti in stadio II-IIIA con positività immunoistochimica del PD-L1 sulle cellule tumorali. In caso di risultato positivo in tale sottogruppo, la superiorità sarebbe stata testata nell’intera popolazione in stadio II-IIIA (indipendentemente dall’espressione di PD-L1, e infine nell’intera popolazione randomizzata (comprendente quindi anche i pazienti in stadio IB).
Tra ottobre 2015 e settembre 2018 sono stati randomizzati nello studio 1005 pazienti. Nel dettaglio, 507 sono stati randomizzati ad atezolizumab e 498 al braccio di controllo.
L’analisi è stata condotta dopo un follow-up mediano pari a 32.2 mesi nei pazienti in stadio II-IIIA.
Nella popolazione dell’analisi primaria (pazienti in stadio II-IIIA con espressione di PD-L1) l’impiego di atezolizumab è risultato associato a un significativo miglioramento della DFS (hazard ratio 0.66, intervallo di confidenza al 95% 0.50 – 0.88, p=0.0039).
Analogamente, nella popolazione di pazienti in stadio II-IIIA, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, l’impiego di atezolizumab è risultato associato a un significativo miglioramento della DFS (hazard ratio 0.79, intervallo di confidenza al 95% 0.64- 0.96, p=0.020).
Infine, nella popolazione complessiva (comprendente anche i pazienti in stadio IB e qualunque espressione di PD-L1), il miglioramento della DFS osservato con l’impiego di atezolizumab (hazard ratio 0.81, intervallo di confidenza al 95% 0.67–0.99; p=0.040), non ha raggiunto la soglia di significatività statistica imposta dal protocollo.
L’11% dei pazienti trattati con atezolizumab ha avuto eventi avversi severi (di grado 3 o 4), con 5 decessi attribuiti al trattamento (1%).
Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori dell’articolo evidenziano quanto il trattamento adiuvante con atezolizumab, avendo dimostrato un beneficio significativo in sopravvivenza libera da malattia, rappresenti un’opzione promettente per il futuro impiego nella pratica clinica.
Punti di forza dello studio:
Punti di debolezza: