La “biopsia liquida”, basata su un semplice prelievo di sangue, in molti casi evita una seconda biopsia tissutale nei pazienti con tumore del polmone avanzato EGFR mutato. Ma se è negativa, il prelievo di tessuto rimane necessario...
Suzanne Jenkins, James C-H Yang, Suresh S. Ramalingam, Karen Yu, Sabina Patel, Susie Weston, Rachel Hodge, Mireille Cantarini, Pasi A. Jänne, Tetsuya Mitsudomi, Glenwood D. Goss. Plasma ctDNA Analysis for Detection of the EGFR T790M Mutation in Patients with Advanced non-small Cell Lung Cancer. Journal of Thoracic Oncology, Available online 17 April 2017
Osimertinib, inibitore di tirosino-chinasi dell’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR), è stato recentemente approvato per il trattamento dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, con mutazione di EGFR, dopo fallimento di una precedente terapia con gefitinib o erlotinib o afatinib, in caso di positività per la mutazione “di resistenza” T790M.
La dimostrazione della presenza della mutazione T790M comporta la re-biopsia del tessuto tumorale, in quanto, come è noto, tale alterazione molecolare non è quasi mai individuabile sul prelievo basale, ma può comparire, in una rilevante percentuale di pazienti, al momento della resistenza al trattamento con il precedente inibitore. La re-biopsia, peraltro, comporta degli ovvi svantaggi in termini di invasività e difficoltà all’ottenimento di materiale adeguato. La cosiddetta “biopsia liquida”, vale a dire la ricerca della mutazione non a livello del tessuto tumorale ma del plasma ottenuto da un prelievo di sangue periferico, rappresenta potenzialmente un’ottima alternativa alla re-biopsia, in quanto consente di ottenere l’informazione sulla presenza della mutazione, e quindi sull’eleggibilità al trattamento con osimertinib, senza dover sottoporre il paziente ad una seconda biopsia tissutale.
Ma quale è la concordanza tra la ricerca della mutazione eseguita sul plasma e la ricerca eseguita sul tessuto tumorale? Uno studio recentemente pubblicato in extenso fornisce importanti informazioni relative a tale quesito, che si uniscono a quelle già disponibili in letteratura.
Invece che di sensibilità e specificità, dal momento che la “performance” della biopsia liquida è misurata rispetto a un altro test (la biopsia tissutale) che a sua volta potrebbe essere caratterizzato da sensibilità e specificità non perfette, gli autori parlano di:
Lo studio è stato condotto sui pazienti inseriti in due studi di fase II a singolo braccio con osimertinib: lo studio AURA extension (NCT01802632) e lo studio AURA2 (NCT02094261).
L’analisi era basata sulla determinazione della presenza della mutazione T790M usando il cobas® EGFR Mutation Test su tessuto tumorale fissato in formalina e incluso in paraffina, nonché l’analisi cobas® EGFR Mutation Test v2.0 sul plasma da prelievo di sangue periferico dei medesimi pazienti.
In aggiunta, sul plasma è stata condotta la ricerca della mutazione anche mediante tecnica di Next generation sequencing (NGS (MiSeq, Illumina Inc.)
Lo studio, correlando i risultati dell’analisi molecolare su tessuto e su plasma con i dati clinici dei pazienti inseriti negli studi, non si è limitato a descrivere la performance diagnostica della tecnica su plasma, ma ha descritto la proporzione di risposte obiettive, misurata mediante revisione indipendente centralizzata in cieco, nei pazienti positivi per la mutazione T790M.
L’analisi è stata basata sulla disponibilità di campioni appaiati di plasma e tessuto tumorale di 551 pazienti.
La concordanza percentuale positiva (PPA, positive percent agreement) tra analisi sul plasma e analisi sul tessuto è risultata pari al 61%.
La concordanza percentuale negativa (NPA, negative percent agreement) tra analisi sul plasma e analisi sul tessuto è risultata pari a 79%.
La concordanza sul plasma tra l’analisi mediante cobas test e l’analisi mediante next generation sequencing è stata elevata, superiore al 90%.
Nei pazienti positivi per la mutazione T790M, sia sul tessuto tumorale che sull’analisi del plasma, è stata ottenuta una proporzione di risposte obiettive del 64% con osimertinib.
L’analisi su plasma ha consentito di individuare la mutazione T790M nel 61% dei casi positivi sul tessuto. In altre parole, il 61% dei casi avrebbe potuto evitare la re-biopsia tissutale, in quanto la dimostrazione della presenza della mutazione, e quindi la definizione dell’eleggibilità per osimertinib, è stata ottenuta sul plasma.
Sulla base di questi risultati, gli autori concludono che, in considerazione del rischio non trascurabile di risultato falso negativo, i pazienti con un risultato negativo sul plasma dovrebbero essere sottoposti, se possibile, ad analisi su tessuto.
In conclusione, i dati del lavoro confermano che la biopsia liquida è un utile strumento da proporre “in prima battuta” al momento della progressione di malattia, per identificare i pazienti candidati al trattamento con osimertinib, senza dover ricorrere necessariamente ad un secondo prelievo di tessuto tumorale. Peraltro, la limitata sensibilità della metodica (rispetto all’eventuale risultato positivo della biopsia tissutale) impone, nel caso di negatività della biopsia liquida, di proporre comunque al paziente un secondo prelievo di tessuto, altrimenti quasi il 40% dei casi eleggibili sarebbero falsamente “etichettati” come negativi.