Uno studio canadese, mediante l’impiego di patient-reported outcomes e un dispositivo indossato dalle pazienti, ha analizzato l’associazione del livello di attività fisica e del tempo trascorso in sedentarietà con i sintomi depressivi, la fatigue, il dolore, per vari anni dopo il trattamento.
Uno studio randomizzato, ambiziosamente etichettato SUCCESS-A, cerca di rispondere al quesito sulla durata ottimale (5 verso 2 anni) della terapia con acido zoledronico in pazienti con carcinoma mammario in stadio precoce e ad alto rischio di recidiva.
Uno studio di fase III ha aggiunto ulteriore evidenza scientifica in merito al quesito sulla durata ottimale del trattamento adiuvante con inibitori dell’aromatasi in pazienti post-menopausali con diagnosi di carcinoma mammario.
Un’analisi congiunta dei dati di 3 studi randomizzati descrive efficacia e tollerabilità dei farmaci ormonali di nuova generazione nei pazienti ultra80enni con tumore della prostata non-metastatico resistente alla castrazione. Un focus sull’età che ruota intorno al classico tema dell’applicabilità dei risultati degli studi nella pratica clinica.
Dopo la valutazione infermieristica del patrimonio venoso, spesso ci si trova di fronte alla scelta di posizionare un catetere centrale o periferico per pazienti con indicazione a ricevere un trattamento antiblastico sistemico. Quale tra le possibili opzioni è la migliore?
La linfoadenopatia indotta dal vaccino anti-SARS-CoV-2 può avere implicazioni diagnostiche per le donne che si sottopongono a valutazioni mammografiche ed ecografiche con finalità di screening o con intento diagnostico. Uno studio offre informazioni importanti di cui tener conto nel corso della campagna vaccinale.
Uno studio americano descrive i risultati di interviste a pazienti oncologici che sono stati sottoposti a visite di telemedicina, a cavallo dell’inizio dell’emergenza pandemica: le interviste evidenziano opportunità e limiti delle visite da un capo all’altro del computer.