Patologia genito-urinaria
Lunedì, 13 Gennaio 2025

Complicanze a lungo termine dopo chirurgia o radioterapia per tumore della prostata: l’altro piatto della bilancia

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio di coorte americano descrive, con un follow-up di molti anni, il rischio di complicanze a lungo termine nei pazienti sottoposti a chirurgia o a radioterapia per un tumore della prostata in stadio precoce. Si tratta di informazioni molto utili per una chiara definizione del rapporto tra benefici e rischi e per una comunicazione ottimale con i pazienti.

Unger JM, Till C, Tangen CM, et al. Long-Term Adverse Effects and Complications After Prostate Cancer Treatment. JAMA Oncol. 2024;10(12):1654–1662. doi:10.1001/jamaoncol.2024.4397

Quando il tumore della prostata è diagnosticato, come spesso succede, in uno stadio precoce, le linee guida raccomandano varie opzioni di trattamento, sulla base delle caratteristiche di rischio basso, intermedio o alto. Alcuni pazienti possono essere sottoposti a sorveglianza attiva, risparmiando le tossicità dei trattamenti attivi. Altri pazienti sono sottoposti a prostatectomia radicale, altri a radioterapia.

I trattamenti attivi hanno il vantaggio di consentire un trattamento radicale e potenzialmente guaritivo, ma sono naturalmente associati a tossicità nel breve termine, e a volte anche a lungo termine.

Gli autori dello studio recentemente pubblicato da JAMA Oncology sono partiti dalla considerazione che le decisioni terapeutiche relative ai tumori della prostata in stadio precoce devono necessariamente considerare con prudenza i benefici e i rischi di ciascuna opzione.

L’obiettivo dell’analisi era in particolare quello di descrivere gli eventi avversi a lungo termine associati ai trattamenti, confrontando gli eventi occorsi nel follow-up di una coorte di pazienti con tumore della prostata con quelli occorsi in un gruppo di soggetti anziani che hanno rappresentato il “controllo”.

Lo studio è stato condotto a partire dai dati di 2 studi clinici di prevenzione per il tumore della prostata: il Prostate Cancer Prevention Trial e il Selenium and Vitamin-E Cancer Prevention Trial. I dati dei soggetti inclusi in questi studi sono stati associati ai dati di Medicare.

L’analisi ha incluso i pazienti che, avendo ricevuto una diagnosi di tumore della prostata, erano stati trattati con prostatectomia o con radioterapia, mentre un gruppo di pazienti, ricevuta la diagnosi, non era stato sottoposto a trattamento attivo.

Gli autori hanno descritto l’incidenza di dieci possibili complicanze legate al trattamento.

Lo studio ha analizzato 29196 soggetti, con un’età media di 68.7 anni al momento dell’inizio dell’osservazione. Di questi, 3946 soggetti hanno ricevuto diagnosi di tumore della prostata, dei quali 655 sono stati trattati con prostatectomia radicale e 1056 con radioterapia.

Rispetto ai soggetti non trattati, i pazienti sottoposti a prostatectomia hanno evidenziato un rischio nettamente più elevato di complicanze urinarie e sessuali (hazard 7.23, intervallo di confidenza 5.96 – 8.78, p<0.001).

Rispetto ai soggetti non trattati, anche i pazienti sottoposti a radioterapia hanno evidenziato un rischio più elevato di complicanze urinarie e sessuali (hazard 2.76, intervallo di confidenza al 95% 2.26 - 3.37; p<0.001).

I pazienti sottoposti a radioterapia hanno evidenziato un rischio circa 3 volte più elevato rispetto ai soggetti non trattati di sviluppare un tumore della vescica (hazard ratio 2.78, intervallo di confidenza al 95% 1.92 - 4.02; p<0.001), e un rischio molto più elevato di cistite da raggi (Hazard Ratio 131.47; intervallo di confidenza al 95% 52.48 -329.35; p<0.001) e proctite da raggi (Hazard Ratio 87.91; intervallo di confidenza al 95% 48.12 - 160.61; p<0.001).

Considerando tutte le 10 possibili complicanze incluse nell’analisi, i soggetti sottoposti a prostatectomia hanno avuto un’incidenza pari a 124.26 eventi per 1000 persone-anno, i soggetti sottoposti a radioterapia hanno avuto un’incidenza pari a 62.15 eventi per 1000 persone-anno e i soggetti non sottoposti a trattamento hanno avuto un’incidenza pari a 23.61 eventi per 1000 persone-anno.

Qualche anno fa, commentammo su Oncotwitting un interessante articolo che riportava i risultati di una survey condotta su pazienti a distanza di molti anni dal trattamento ricevuto per tumore della prostata (https://www.oncotwitting.it/patologia-genito-urinaria/se-tornassi-indietro-lo-rifaresti-quando-il-paziente-si-pente-della-scelta).

Naturalmente, molti pazienti avevano vissuto complicanze ed eventi avversi attribuibili al trattamento. Peraltro, il rischio che si dicessero “pentiti” rispetto alla scelta fatta a suo tempo era significativamente associato alla qualità dell’informazione ricevuta da parte dei sanitari: i pazienti che si dicevano soddisfatti della comunicazione al momento della decisione terapeutica erano meno frequentemente “pentiti”, anche in presenza di tossicità a lungo termine.

Lo studio appena pubblicato aggiunge evidenze utili per la comunicazione con i pazienti al momento della decisione terapeutica. L’aspettativa di vita dei pazienti, anche anziani, con una diagnosi di tumore della prostata in stadio limitato è spesso molto lunga (nella maggioranza dei casi i pazienti moriranno di altre cause), e quindi è imperativa una serena discussione dei benefici e dei rischi del trattamento.

Va sottolineato, naturalmente, che molti progressi sono stati fatti, sia sul fronte della chirurgia sia sul fronte della radioterapia, in termini di tollerabilità delle terapie.