La combinazione di atezolizumab e bevacizumab, già terapia standard nel tumore del fegato e sperimentata in altri tumori, è stata testata in pazienti con tumore del polmone selezionati per elevato carico mutazionale tumorale. Dati interessanti ma assolutamente preliminari.
Mentre cambiano gli standard di trattamento nella malatia avanzata (atezolizumab + bevacizumab, tremelimumab + durvalumab) il CheckMate 040 osa andare oltre e testa la combinazione di due immunoterapici con un TKI in un trial open label di fase 1-2.
Nessun colpo di scena, e perché mai avremmo dovuto attenderlo? Affermazione indiscussa del trastuzumab deruxtecan che, nel trattamento di seconda linea del carcinoma mammario HER2-positivo, spiazza senza incertezze il T-DM1 e diventa il nuovo standard. Presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium e pubblicati in contemporanea su Lancet i risultati dello studio DESTINY-Breast03, con ...
Un’interessante analisi statunitense descrive l’impatto degli studi clinici oncologici supportati da finanziamenti federali, in termini scientifici (citazioni e inserimento in linee guida) ma soprattutto in termini di anni di vita guadagnati a livello di popolazione. Il risultato fa meditare.
Dopo le terapie target e l'immunoterapia tradizionale il melanoma potrebbe essere il paradigma per una terza rivoluzione: il trial di fase 3 randomizzato della Dutch Cancer Society dimostra l'efficacia del trattamento con tumor infiltrating lymphocytes (TILs) e apre le porte alla terapia cellulare adottiva.
Il number needed to treat (NTT) è definito come il numero da pazienti da trattare per prevenire un evento di outcome, quale la progressione di malattia o la morte. È una modalità alternativa di esprimere il beneficio assoluto di un trattamento secondo quanto emerso dai trial clinici randomizzati. Uno studio ha calcolato il NNT in studi condotti su pazienti con carcinoma ovarico trattate con ...
Una revisione sistematica degli studi randomizzati di confronto tra immunoterapia (da sola o in combinazione) e altri trattamenti analizza il problema dei fallimenti precoci, concentrandosi sui pazienti a rischio di morte nei primi 3 mesi. Dietro il discusso “incrocio” delle curve, c’è un problema clinico tutt’altro che trascurabile.