Lo studio KEYNOTE-158 testa l'attività ed efficacia di pemrolizuamb in pazienti con neoplasia avanzata (non colorettale) e instabilità dei microsatelliti. Quale beneficio clinico? E per chi?
Mattoncino dopo mattoncino, cresce l’evidenza a sostegno di un trattamento chemo-free quale approccio di prima linea in pazienti con carcinoma mammario luminale (HR+/HER2-) in stadio avanzato.
Uno studio randomizzato ribadisce l’utilità dell’esercizio fisico in chi inizia una terapia ormonale per tumore della prostata, con significativi benefici nella performance fisica, nel controllo della fatigue e nella qualità di vita.
La terapia da preferire nei pazienti over 70 con tumore colorettale avanzato va scelta in un ampio spettro di possibilità, che spazia dalla monochemioterapia alla tripletta con biologico. L'analisi degli studi TRIBE e TRIBE-2 ci da delle indicazioni sul ruolo di tripletta e bevacizumab per i pazienti anziani.
Uno studio di fase III placebo-controlled, condotto su popolazione asiatica, conferma il ruolo di pertuzumab in aggiunta a trastuzumab e docetaxel nel trattamento primario di pazienti con carcinoma mammario HER2+ in stadio precoce o localmente avanzato.
Il risultato di uno studio di fase II può sovrastimare l’efficacia del trattamento sperimentale. Non a caso, tradizionalmente questi studi erano considerati propedeutici alla dimostrazione di efficacia in fase III. Una recente metanalisi lo conferma.
Il trattamento endocrino del carcinoma mammario in premenopausa contempla almeno tre distinte opzioni: il solo tamoxifene, la soppressione della funzione ovarica associata a tamoxifene e la soppressione della funzione ovarica associata a exemestane. La scelta si basa sui risultati degli studi SOFT e TEXT qui analizzati con l’obiettivo di identificare diversi profili di beneficio associati al ...