Il nuovo PARP inibitore, approvato nella terapia di mantenimento di donne con carcinoma ovarico platino-sensibile, richiede riduzione di dose in quasi il 70% delle pazienti. Un'analisi retrospettiva valuta in quali situazioni sia giustificato l'inizio della terapia con dose più prudente.
E’ noto che i pazienti oncologici che ricevono dosi non minime di corticosteroidi sono esclusi dal trattamento immunoterapico: uno studio dimostra che effettivamente, in chi riceve steroidi al momento dell’inizio della terapia, l’efficacia dell’immunoterapia è compromessa.
Stimare la prognosi dei pazienti oncologici è sempre problematico. Ma ora arriva Gastric Life, un nomogramma che con l'input di tre semplici dati aiuta il clinico a predire l'aspettativa di vita per pazienti con tumore dello stomaco che avviano un trattamento di seconda linea.
Gli inibitori di PARP affermano il loro ruolo nel trattamento del carcinoma mammario avanzato in pazienti con mutazioni germline di BRCA1/2. Dopo l'olaparib, è la volta del talazoparib.
Una metanalisi prova a sintetizzare l’evidenza disponibile sull’impiego dei nuovi farmaci immunoterapici nel trattamento dei pazienti con tumore uroteliale avanzato, precedentemente trattati con platino. Una terapia efficace, ma la capacità di selezione rimane subottimale.
Nell'era del comparazione digitale e social come guida di ogni scelta, uno studio nordamericano indaga quali siano i parametri che il paziente giudica importanti per decidere a quale ospedale riferirsi in caso necessiti di chirurgia oncologica.