Intrigante questo report di uno studio di fase I: in un tumore dove quasi tutto fallisce, sembrava promettente la strategia di associare il blocco dell'angiogenesi ramucirumab) con quello dell'immunoterapia pembrolizumab). Ma i risultati?
Lo studio Monaleesa-3 aggiunge evidenza clinico-scientifica al capitolo della terapia del carcinoma mammario luminale in stadio avanzato. La combinazione ribociclib/fulvestrant risulta efficace sia in prima che seconda linea di trattamento.
Una survey condotta in Inghilterra documenta un’elevata diffusione di convinzioni prive di fondamento scientifico: è importante che l’attenzione della popolazione venga richiamata sui fattori di rischio noti, invece che su leggende metropolitane.
Pembrolizumab non migliora la sopravvivenza di pazienti pretrattati per adenocarcinoma gastrico, secondo il report di Lancet. Problema di strategia, di farmaco o di selezione?
Lo studio TAILORx ha analizzato un campione di più di 10.000 donne con carcinoma mammario HR+, HER2-, N0 allo scopo di identificare le situazioni nelle quali il trattamento chemioterapico adiuvante può essere evitato. Vediamo insieme i risultati e, soprattutto, chiariamoci sulle percentuali rispetto a quanto era stato riportato dai primi comunicati "a caldo" dopo la presentazione all'ASCO.
Il motto dell’ASCO 2018 invoca un’innovazione basata sulla medicina di precisione, ma un altro studio di fase III nel tumore del polmone documenta l’efficacia della combinazione di chemio e immunoterapia, senza idee chiare sulla selezione.
Presentati in plenaria all'ASCO 2018 e immediatamente pubblicati sul New Engl J Med i risultati del CARMENA, lo studio che sfida un paradigma durato un ventennio: nell'epoca delle terapie target la nefrectomia citoriduttiva è davvero necessaria?