Poche cellule che germogliano al fronte invasivo della neoplasia, possono davvero influenzare la chance di guarigione? L'evidenza avanza per considerare il tumor budding un nuovo fattore prognostico. Idea italiana su IDEA francese.
Lo studio di fase 3 conosciuto con il nome di MONALEESA-2, il trattamento di prima linea con ribociclib e letrozolo ha prodotto una progression-free survival più lunga rispetto al solo letrozolo in pazienti postmenopausali con carcinoma mammario luminale in stadio avanzato. Il NEJM pubblica il dato sull’overall survival, con evidenza di un beneficio altamente significativo sia sul piano clinico ...
Un’interessante analisi ha confrontato le caratteristiche dei pazienti in un contesto “real world” con i criteri di eleggibilità degli studi registrativi di immunoterapia nei tumori del polmone: come atteso, solo una minoranza dei casi sarebbe stato eleggibile.
Il radioiodio è largamente utilizzato come trattamento adiuvante dopo la tiroidectomia per neoplasia localizzata, sebbene il vantaggio della strategia rimanga una questione dibattuta nei casi in cui il rischio di recidiva è limitato. Sembrava difficile avere una forte evidenza a favore o contro. E invece ora c'è.
Insolito post di ONcotwITing con richiamo a queste righe di amara attualità, scritte su Lancet Oncology a sette giorni dall'inizio del conflitto in Ucraina. Oggi la situazione è già mutata, in peggio. La guerra porta solo dolore e aggiunge dolore a chi ne ha già.
Uno studio britannico ha descritto l’andamento del COVID in pazienti oncologici, valutando il rischio di mortalità in funzione del tipo di tumore e del tipo di trattamento antitumorale. Il risultato tranquillizza: in caso di infezione, essere in corso di terapia non peggiora la mortalità.
Nel bilancio tra efficacia dei trattamenti e qualità della vita va tenuto in considerazione il tempo impiegato nel prevenire o contrastare gli effetti collaterali. Soprattutto nei pazienti oncologici, che di tempo potrebbero averne relativamente poco.