Pubblicati su Lancet Oncology i risultati di uno studio randomizzato australiano, che ha valutato l’inizio immediato del trattamento ormonale rispetto all’inizio “ritardato”: l’evidenza è di un beneficio in sopravvivenza globale.
Dal database del rinomato centro di chirurgia epatobiliare del Paul Brousse (Parigi), l'esperienza su quasi 1.000 pazienti operati di metastasi epatiche da carcinoma intestinale. Gli autori sviluppano un modello per chiarire quando si possa parlare di ricaduta postchirurgica precoce, facendoci riflettere su quali siano i fattori di rischio che la rendono più probabile.
Che il fumo di sigaretta si associ a un aumentato rischio di morte è noto da tempo. Che il fumo di sigaretta potesse influenzare la prognosi di donne con carcinoma mammario era meno chiaro. Vari fattori confondenti, fra cui la minore adesione allo screening mammografico fra le fumatrici, con conseguente maggiore estensione di malattia alla diagnosi, hanno reso complesse le analisi di ...
L’ipermetilazione del “promotore” di alcuni geni è un’alterazione “epigenetica” comune in molti tumori. Anche molti anni dopo l’esposizione alle radiazioni di Chernobyl, nei globuli bianchi dei soggetti esposti tali alterazioni sono molto più frequenti rispetto ai soggetti non esposti.
La prima solida prova che selezionare molecolarmente pazienti per un trattamento target è possibile. Un team di oncologi di razza che ha costruito l'evidenza del blocco della patologia colorettale HER2 positiva, dal laboratorio fino alla clinica. Sulla parola principi, l'accento mettetelo pure dove volete.
Che il carcinoma mammario "triple negative" non fosse un'unica entità si era capito da tempo. Dalla definizione iniziale, legata alla negatività dello stato dei recettori ormonali e di HER2, si è passati ad una caratterizzazione molecolare più fine. Sarà l'espressione genica a guidare l'oncologo nella scelta della terapia più appropriata? I presupposti sono buoni e ci vogliamo credere.
Pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati di uno studio di fase II in cui il pembrolizumab dimostra un’elevata attività nel carcinoma a cellule di Merkel, raro ed aggressivo tumore cutaneo.