Nonostante le grandi aspettative, l'identificazione del profilo genomico della malattia oncologica per stabilire la terapia molecolare più adatta, nella pratica clinica produce risultati deludenti, con un tasso di risposta per l'intera coorte inferiore all'1%. Siamo ancora lontani dall'oncologia personalizzata.
A 130 anni dall’ipotesi di Paget sul seed-and-soil (seme e suolo), ci si interroga ancora su quali siano i fattori favorenti la colonizzazione di specifici organi (suolo) da parte delle cellule tumorali (seme). Uno studio ha analizzato la relazione tra osteoporosi, trattamento della stessa e rischio di sviluppare metastasi ossee in pazienti con carcinoma mammario.
I farmaci antitumorali di nuova generazione vengono spesso somministrati a lungo, tutti i giorni, con il rischio che la tossicità si accumuli. Un’interessante analisi descrive l’incidenza di tossicità cumulativa con la dose raccomandata negli studi di fase I, facendo sorgere alcuni dubbi.
Neoplasia delle vie biliari, avversario ostico. Uno studio cooperativo internazionale a guida francese verifica quali siano i fattori clinici che permettono di stimare l'outcome al termine della prima terapia e quindi indica come selezionare al meglio i pazienti a cui proporre una seconda linea terapeutica.
Il trial randomizzato LION indaga il ruolo della linfadenectomia pelvica e paraaortica dopo la resezione macroscopicamenrte radicale di tumore ovarico avanzato senza evidenza di linfoadenopatie sospette all'imaging basale o durante l'atto chirurgigo. La linfadenectomia impatta sulla sopravvivenza?
Una metanalisi ha analizzato tutti gli studi che hanno valutato l’efficacia della supplementazione con vitamina D: nessuna riduzione di incidenza dei tumori, ma qualche segnale di ridotta mortalità.
Non capita tutti i giorni, almeno con i triple negative. In pazienti con carcinoma mammario triple negative in stadio avanzato, specie se pre-trattate, non è comune che la chemioterapia produca alti tassi di risposta e prolungati periodi di sopravvivenza libera da progressione. La ricerca, però, intanto avanza e nuove promesse arrivano da un immunoconiugato, il sacituzumab govitecan-hziy.