Presentati all’ASCO 2023, e pubblicati dal New England Journal of Medicine, i risultati dello studio KEYNOTE-671, che ha valutato l’aggiunta del pembolizumab perioperatorio alla chemioterapia neoadiuvante per i pazienti con NSCLC resecabile. I risultati allungano la lista dei dati a sostegno dell’impiego dell’immunoterapia negli stadi precoci, anche se i dati di sopravvivenza globale non sono ...
Lo studio clinico randomizzato WSG-TP-II, condotto su 207 pazienti con diagnosi di carcinoma mammario in stadio precoce HR+/HER2+, ha valutato l’efficacia della de-escalation in due regimi di trattamento neoadiuvante: 12 settimane di paclitaxel o terapia endocrina, entrambi in combinazione con trastuzumab e pertuzumab.
Il trial randomizzato inglese FOXTROT arruola (in quasi 10 anni) 1,000 pazienti con carcinoma del colon localmente avanzato ma resecabile a ricevere trattamento standard (chirurgia > chemioterapia adiuvante) ovvero un trattamento perioperatorio. Stragia trasferibile nella pratica clinica?
I risultati di una metanalisi pubblicata da JAMA Oncology descrivono il rischio di tossicità cognitiva, fatigue e cadute nei pazienti con tumore della prostata che ricevano farmaci ormonali di nuova generazione. Un’analisi con molti limiti, ma che merita attenzione.
Lo studio italiano è un'analisi condotta su oltre 1400 pazienti arruolati in trial clinico e riguarda l'estensione di tossicità nel tempo con la tecnica ToxT (Toxicity Over Time) descritta nel 2016 per valutarne l'impatto sui pazienti con tumore colorettale avanzato.
Gli inibitori delle chinasi ciclino-dipendenti 4/6 (CDK4/6i) in combinazione con la terapia endocrina migliorano la progression-free survival (PFS) e l’overall survival (OS) in pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+ HER2-. Sia dati preclinici che clinici hanno fatto ipotizzare un beneficio nel cambiare la terapia endocrina e continuare con un CDK4/6 inibitore alla progressione della ...
Una percentuale limitata ma non trascurabile degli studi randomizzati di fase III recentemente pubblicati in ambito oncologico ha un braccio di controllo “problematico”, perché subottimale (sin dall’inizio dello studio o durante la sua conduzione). Questo aspetto non va trascurato nella lettura critica dei risultati.