Descrivere la tossicità dei trattamenti antitumorali in maniera accurata significa non limitarsi al peggior grado riportato da ciascun paziente, ma fotografarne il tempo di insorgenza e la durata. Obiettivo: uscire da un approccio troppo orientato ai soli endpoint di beneficio.
Dopo quarant'anni di tentativi, tramonta il mito di una mutazione fino ad ora impossibile da bloccare. Lo studio che testa sotorasib, un inibitore orale irreversibile di KRAS G12C, dimostra che anche KRAS può essere fermato.
Le misure di prevenzione del rischio di infezione da SARS-CoV-2 fra i pazienti oncologici devono essere massime. La mortalità fra i pazienti oncologici che si ammalano di COVID-19 è alta, lo testimoniano i dati assemblati della letteratura scientifica.
Da ESMO 2020 a JCO, i risultati dello studio MONARCH-E sono apparsi particolarmente entusiasmanti evidenziando il beneficio dell'aggiunta di abemaciclib al trattamento endocrino standard in pazienti con carcinoma mammario luminale ad alto rischio.
Lo studio CARD aveva già sancito la superiorità del cabazitaxel rispetto a abiraterone o enzalutamide nei pazienti con tumore della prostata che già avessero fallito una terapia ormonale. Meno scontato, forse, era il risultato di qualità di vita, ora pubblicato su Lancet Oncology.
Dopo la presentazione all’ASCO di qualche mese fa, pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati dello studio JAVELIN, che ha dimostrato un prolungamento della sopravvivenza globale impiegando l’immunoterapia come mantenimento dopo la chemioterapia con platino nei pazienti con tumore dell’urotelio metastatico.
Pubblicati i risultati aggiornati dello studio COMBI AD che ha testato la combinazione dabrafenib/trametinib dopo asportazione chirurgica di melanoma in stadio III mutazione di BRAF.