Qualche anno dopo la conduzione dello studio randomizzato REGOMA, che aveva documentato l’attività di regorafenib nel glioblastoma recidivato, consentendo l’inserimento del farmaco nella lista 648/96 e l’impiego nella pratica clinica, lo studio REGOMA-OSS produce dati relativi all’impiego del farmaco in un contesto di “real world”.
Tra la metà degli anni 90 e i primi anni 2000 i pazienti che partecipavano agli studi erano circa il 3%. Ora, secondo una recente ricerca nordamericana condotta su differenti aree di partecipazione (trattamenti innovativi, biorepository, diagnostica, farmacoeconomia, genetica e prevenzione oncologica, QOL e registri), la partecipazione agli studi sembra in forte aumento.
Stabilire precocemente l’efficacia di una terapia adiuvante è un obiettivo a cui si aspira da tempo, cercando di identificare endpoint surrogati che possano anticipare l’effetto su un endpoint vero quale l’Overall Survival (OS). Uno studio italiano mira a valutare se i cambiamenti in specifici Intermediate Clinical Endpoints (ICE) possono essere impiegati come predittori dell'OS nei trial di ...
Dopo i risultati dello studio monarchE che hanno sdoganato l’impiego di abemaciclib in aggiunta alla terapia endocrina in pazienti con carcinoma mammario luminale ad alto rischio, arriva anche la pubblicazione dei primi risultati dello studio NATALEE. Interessante esaminare similitudini e differenze tra i due trial, prospettando le possibili implicazioni terapeutiche.
Quali sono le possibili strategie cliniche per gestire i pazienti oncologici trattati con immunoterapia che sviluppano un effetto collaterale immuno-relato non rispondente alla terapia steroidea o per il quale la dose del cortisonico non può essere scalata? Tenta di rispondere un'analisi del registro internazionale SERIO (Side Effect Registry Immuno-Oncology).
Uno studio americano ha evidenziato che non tutti i cittadini hanno pari opportunità nell’accesso agli studi clinici, almeno considerando la distanza tra la residenza e i centri dove gli studi sono attivi: i pazienti a reddito inferiore, mediamente, abitano più lontani dai centri dove si fanno studi.
Da circa 25 anni il trattamento standard per il tumore della cervice uterina localmente avanzato è stato la chemioradioterapia seguita dal trattamento con brachiterapia. Ora il trial ENGOT-cx11/GOG-2047/KN-A18 si propone di verificare se la combinazione del trattamento standard con pembrolizumab possa stabilire un nuovo riferimento.