Dopo anni di discussione sui limiti dell’evidenza “datata” relativa all’efficacia della radioterapia post-operatoria per il NSCLC operato, lo studio Lung ART, condotto con tecniche radioterapiche “moderne”, non ha documentato alcun beneficio significativo per la radioterapia.
In pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo ad alto rischio, lo studio di fase III KAITLIN ha valutato la possibilità di sostituire il trattamento a base di taxani e trastuzumab con il T-DM1. I risultati auspicati erano una riduzione della tossicità e un miglioramento dell’efficacia. Lo studio, formalmente negativo, offre comunque importanti spunti di riflessione clinico-scientifica. Una ...
Spesso le curve di alcuni sottogruppi non sono presentate nelle pubblicazioni, lasciando in particolare il dubbio sull’efficacia dell’immunoterapia nei casi con bassa espressione di PDL1. Un algoritmo consente di “aggirare” la mancanza del dato nella pubblicazione, ricavandola dalle altre curve presentate…
Sebbene chirurgia ginecologica e terapia medica si integrino bene nella gestione iniziale della patologia ovarica, la loro interazione al momento della ricaduta non è chiara. La chirurgia citoriduttiva secondaria migliora l'outcome delle pazienti? A questa domanda mira a rispondere lo studio DESKTOP III.
Il recurrence score basato sulla analisi di espressione genica di 21 geni (Oncotype DX, Genomic Health, adesso Exact Sciences) è di riconosciuta utilità clinica nel predire il beneficio della chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario HR+ HER2- N0. Lo studio RxPONDER ha valutato il ruolo del recurrence score in pazienti con linfonodi positivi e si è rivelato altrettanto utile. I risultati, ...
Se il DNA tumorale persiste in circolo dopo un intervento chirurgico apparentemente radicale, i pazienti hanno un rischio molto elevato di recidiva. Questo concetto, già descritto in altri tumori, si applica bene anche al tumore del polmone, e può avere implicazioni importanti per le scelte terapeutiche.
Il trattamento del carcinoma squamoso della regione anale in stadio avanzato prevede poche opzioni in seconda linea. Gli investigatori italiani del GONO testano in uno studio di fase II randomizzato l’utilizzo di un PD-L1 inibitore (avelumab) eventualmente associato al cetuximab.