Quando stereotipi e pregiudizi invadono il campo della medicina, il pericolo è dietro l’angolo. Evidenze recenti testimoniano come il ricorso alle cure alternative e complementari (CAM) in oncologia possa causare danni a coloro che ne fanno uso. Il tema richiede la massima attenzione da parte dei medici e la divulgazione di una informazione corretta e vicina ai bisogni dei pazienti.
L’analisi congiunta dei due studi MILES3 e MILES4, dedicati al trattamento dei pazienti anziani con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato, non evidenzia alcun prolungamento della sopravvivenza impiegando la chemioterapia con cisplatino.
Ancora immunoterapia - senza alcuna selezione clinica, molecolare o biologica - per pazienti con carcinoma gastrico pretrattato. E ancora un fallimento. Stavolta tocca ad avelumab (senza acca).
Dalla canzone degli Skiantos (1984) allo studio australiano che dimostra l'importanza delle creme solari nella prevenzione del melanoma cutaneo. Il messaggio è chiaro: "Usiamo la crema!"
Spesso si tende a considerare innocua la medicina complementare. Uno studio americano suggerisce però che i pazienti oncologici che la scelgono sono più a rischio di rifiutare le terapie standard, e questo può determinare un peggioramento della sopravvivenza.
Nello studio LUME Colon-1 è stato testato nintedanib, un multitarget orale, nei pazienti chemiorefrattari senza altra possibilità di cura. Ecco i risultati dello studio randomizzato.
La prognosi di pazienti con carcinomi mammario luminale-A è usualmente molto buona ma si osservano anche casi caratterizzati da un outcome infausto. Uno studio dello Stockholm Breast Cancer Study Group prova a fornire una chiave di lettura.