Un’interessante analisi secondaria dello studio randomizzato che ha documentato l’efficacia di pembrolizumab adiuvante nel melanoma evidenzia una forte associazione tra l’insorgenza di eventi avversi immuno-relati e l’efficacia del trattamento.
Uno studio multicentrico mira a verificare se caratteristiche e trattamento del breakthrough pain siano differenti in pazienti che di base ricevono terapia con oppioidi a basse dose ovvero ad alte dosi.
Ce lo spiegano molto bene Imperia Nuzzolese e Filippo Montemurro attraverso un commento per Lancet Oncology dove sono riportate le diverse percentuali di attrition osservate nel gruppo sperimentale e nel gruppo di controllo di alcuni tra i più rilevanti studi randomizzati sul carcinoma mammario metastatico.
Una metanalisi dei dati di letteratura, pubblicata da JAMA Oncology, riassume l’evidenza a supporto dell’impiego dell’agopuntura e dell’agopressione nei pazienti oncologici. Meglio mettere da parte lo scetticismo, e guardare con attenzione alle terapie complementari.
“You are my destiny…You are my dream come true...” Non saranno sfuggite ai nostalgici le parole del pezzo di Paul Anka (1957). Solo un pretesto per parlare di un nuovo protagonista della terapia anti-HER2 del carcinoma mammario: il trastuzumab deruxtecan. Grande favorito tra le “nuove proposte” si presenta agli spettatori con il suo inedito: lo studio Destiny-Breast01.
Uno studio randomizzato condotto in Giappone evidenzia, nei pazienti che ricevono chemioterapia con cisplatino, un ulteriore miglioramento, grazie all’impiego di olanzapina, rispetto ai già discreti risultati ottenuti con la triplice profilassi.
Probody Therapeutics. Una nuova classe di farmaci potrebbe migliorare il rapporto beneficio/danno degli immunoterapici, aumentandone gli effetti on-target e simultaneamente riducendone quelli off-target.